Rebus anatra zoppa forse risolto domani Ma c’è il rischio Tar
CAGLIARI. Ancora 24 ore e si conoscerà la composizione del Consiglio: domani il Comune consegnerà all’Ufficio centrale, presieduto dal magistrato Simone Nespoli, tutta la documentazione sui risultati del ballottaggio. L’Ufficio redigerà il verbale di proclamazione degli eletti e assegnerà i relativi seggi ai singoli partiti. Tutto risolto? No, perché diversi esponenti del centrodestra, non tutti e già questo è un elemento di riflessione, si preparano a ricorrere al Tar.
Sulla composizione dell’assemblea incombe infatti, secondo il Pdl, l’opzione della cosiddetta “anatra zoppa”, cioè l’assegnazione alla coalizione perdente di più seggi rispetto a quella che ha espresso il sindaco. Tutto ruota intorno alla autentica interpretazione della legge elettorale per gli enti locali, che assegna l’attribuzione del premio di maggioranza già al primo turno alla «coalizione che ha avuto la metà più uno dei voti validi». L’equivoco è in questa frase: i voti validi sono quelli attribuiti alle liste o quelli per il sindaco? Vediamo nel concreto cosa è successo quindici giorni fa. Al primo turno le liste che hanno sostenuto Zedda hanno avuto 32100 voti, pari al 37,9 dei voti di lista; quelle che hanno sostenuto Fantola hanno avuto 45mila voti, pari al 53,44 dei consensi dei voti di lista, ma solo al 48 per cento dei voti di tutti i candidati a sindaco. Quali sono dunque i «voti validi?».
La giurisprudenza consolidata del Consiglio di Stato, secondo grado della giustizia amministrativa è univoca: i voti validi sono quelli per il sindaco. Solo se le coalizioni superano la metà dei voti validi per il primo cittadino già al primo turno, come è accaduto lo scorso anno a Iglesias, allora l’attribuzione dei seggi è senza dubbi, e allora la legge premiò senza contestazioni il centrodestra, pur con il sindaco di centrosinistra.
Nel caso di Cagliari la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso anno, confermata dalla stessa sezione (la quinta) lo scorso febbario, non consente incertezze. Il premio di maggioranza si applica sulla base del risultato del ballottaggio, per diversi ordini di motivi: per ragioni giuridico-testuali, per ulteriori elementi logico-sistematici, e per per altri ancora di natura consequenziale all’intero impianto della legge. Insomma, secondo i giudici di Palazzo Spada il turno di ballottaggio non rappresenta solo l’elezione del sindaco ma anche il metodo per la composizione dei consigli, proprio perché il momento rilevante della definizione dell’amministrazione è l’elezione del sindaco, ed è a questo che le altre fasi della composizione del consiglio devono sottostare. Ma i giudici del Consiglio di Stato vanno anche oltre e forniscono la autentica interpretazione della legge elettorale, spiegando perché nella norma una volta si usi l’espressione “voti validi” e altrove invece si preferisca quella di “cifre elettorali”. Per i giudici queste due espressioni non sono usate indifferentemente, ed è su questa differenza che si basa poi la loro sentenza.
Ma al di là degli aspetti giuridici, c’è da rilevare che in queste ultime due settimane diversi esponenti del centrodestra cagliaritano, a cominciare dal deputato Pdl Salvatore Cicu e dall’ex assessore comunale al personale Giuseppe Farris, hanno sostenuto con convinzione l’interpretazione a loro favorevole, cercandola di collocarla al centro del confronto elettorale: «Zedda se vince non governerà», era il loro ritornello. Su questa strada però non hanno trovato Fantola che ha ignorato l’argomento, dichiarando a più riprese di non voler esprimersi su questioni che non competevano ai politici ma solo ai magistrati. Anche su questo punto si è consumato lo strappo tra “fantoliani” e pidiellini. Uno strappo che attraversa l’intera coalizione. Due consiglieri dei partiti minori, eletti con il centro-destra, hanno già dichiarato, subito dopo il primo turno, che la loro collocazione nello schieramento che sosteneva Fantola era “tecnica”, non politica, e che «avrebbero pensato solo al bene della città». Un modo diretto per defilarsi dalla possibile battaglia giudiziaria, con ricorsi al Tar ed eventualmente al Consiglio di Stato, nel caso in cui la commissione elettorale dovesse sostenere la tesi dei giudici di Palazzo Spada. Nel caso in cui invece la commissione dovesse avvalorare la tesi che vedrebbe assegnata al centrodestra la maggioranza dei seggi, allora i ricorsi arriverebbero dalla coalizione che esprime il sindaco. È una ipotesi che lo staff di Zedda neppure prende in considerazione. Per adesso infatti c’è una sola certezza: Massimo Zedda è il sindaco di Cagliari, eletto dalla stragrande maggioranza dei votanti. E così la composizione del consiglio rischia di diventare, nel prevedibile clima da resa dei conti dentro al centro-destra, solo un elemento di ulteriore confusione. Ecco perché non sarà facile trovare l’incendiario pronto al ricorso.
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