La festa con i suoi giovani e con Soru, che finalmente ride felice
PAOLO MATTEO CHESSA
CAGLIARI. Eccolo il vincitore. Sono esattamente le 17.45 quando Massimo Zedda, nuovo sindaco della città per acclamazione popolare, sale lo scalone del palazzo municipale di via Roma, accolto e accompagnato dagli applausi. Ma il suo - chiariamolo subito - non è un ingresso ufficiale. Tutt’altro. E lì solo perché a ridosso dell’aula consiliare è stato allestito il quartier generale delle emittenti televisive, per i collegamenti in diretta, nazionali e no. Ai quali lui va incontro senza formalismi, indossando i jeans e l’immancabile giacca blu notte, come se ancora non avesse preso coscienza di essere diventato il primo cittadino.
Infatti, a metà percorso si ferma e si accende quasi disperatamente una sigaretta: «Sì, lo so, è un brutto vizio!», taglia corto, rispondendo così a qualche occhiataccia, «Ma è la prima che riesco a fumare dalle 15...».
Ecco, quelle poche parole sono il genuino distillato dello stato d’animo di un sindaco quasi baby (35 anni) che da ieri pomeriggio è virtualmente entrato in quella stanza dei bottoni da dove, insieme alla futura giunta e ai suoi più stretti collaboratori, dovrà governare questa città, letteralmente strappata al centrodestra dopo un’egemonia che sembrava cementata.
Di questo Massimo Zedda ne è ben cosciente. Tant’è che è il suo primo pensiero nel rispondere alle domande, mentre cerca di destreggiarsi (non si capisce bene se impassibile o più che altro frastornato) in mezzo alla folla festante che all’arrivo dei primi risultati affidabili ha preso d’assalto le sede del suo Comitato elettorale, nella via Puccini: «Devo un grazie a tutti i cagliaritani. Anche a quelli che non mi hanno votato... - esordisce - perché una cosa è certa: sarò il sindaco di tutti».
- Sembra un po’ rendere l’onore delle armi al suo antagonista.
«Diciamo che è stata una bella sfida, combattuta lealmente. Una delle prime telefonate che ho ricevuto (oltre a quella di Fabio Mussi, uno dei leader di Sel, e ovviamente di Nichi Vendola, ndr) è stata proprio quella di Massimo Fantola, che si è signorilmente congratulato e mi ha fatto gli auguri».
- D’accordo, ma questo quasi 20% di distacco se lo aspettava? E il voto ottenuto a Sant’Elia, considerato il bunker elettorale del centrodestra?
«Solo in parte, in verità. Per quanto riguarda Sant’Elia dico che è uno dei voti che mi ha fatto più piacere. Anche perché vittoria e sconfitta non sono fatte di un solo elemento, ma in questo caso hanno contribuito tutti. Questo significa che la città mi ha dato fiducia e io spero di ripagarla al meglio».
- In che modo? Faccia un esempio concreto.
«Beh, mi auguro di governare bene con l’aiuto di tutta la città. Ma soprattutto di poter dare risposte ai giovani, alle giovani coppie che aspettano una politica per la casa...».
Diciamolo: non è facile davanti al suo comitato elettorale portare avanti domande e risposte, per via di una sana follia che sembra aver contagiato anche chi da sempre è sembrato possedere un aplomb da fare invidia agli anglosassoni. Un esempio su tutti: Renato Soru. Ebbene, ieri pomeriggio, lì in via Puccini, l’ex presidente della Regione sembrava un’altra persona, allegra, sorridente, così alla mano da accettare il brindisi con una bottiglietta di birra offertagli da un ragazzo e bevuta “a canna”. Un Soru che, incredibile ma vero, si lascia andare persino a una battuta: «Massimo Zedda mio pupillo? Al contrario, spero di essere io un suo pupillo...».
Considerazione, quella dell’ex presidente, che fa sorridere e allo stesso tempo riflettere Michele Piras, segretario regionale di Sinistra ecologia libertà, partito di riferimento del neosindaco: «Diciamo che Massimo Zedda è il Giggirriva del centrosinistra di Cagliari», dice mentre la folla in lontananza intona “bandiera rossa”. «Scherzi a parte, laddove si è cambiato il gruppo dirigente si è vinto...».
Vittoria, appunto. Che lui (il Massimo che sta per indossare la fascia tricolore di primo cittadino) proiettandola in un più ampio scenario nazionale dedica in particolare ai giovani: «Quella di Cagliari è la vittoria di una generazione che cambia».
Già, Cagliari, città che non sembra godere di molta simpatia al di là della cosiddetta cinta daziaria...
«Appunto. Ma ora Cagliari non si chiuderà dentro le mura, ma sarà per davvero la capitale della Sardegna».
Ipse dixit, ovvero l’ha detto lui, consapevole si spera di aver assunto un impegno anche nei confronti dell’isola.