MONTECITORIO. I parlamentari sardi, tra autocritiche e gioia
Dalla redazione
ROMA Il voto di Cagliari, che dopo 18 anni consegna il Comune a un sindaco di sinistra, suscita accesi commenti a caldo tra i deputati sardi in Transatlantico. E come da copione il fronte è spaccato: esultano i parlamentari del centrosinistra, fanno autocritica i colleghi del centrodestra. È il sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga ad aprire un'analisi sulla vittoria schiacciante (di quasi 19 punti) di Zedda (59,43%) su Fantola (40,57%): «La colpa, o meglio la responsabilità, è solo nostra. Non siamo riusciti a spiegare ai cittadini il nostro programma e alla città il nostro progetto. Né abbiamo capito cosa la stessa città volesse». La sconfitta di Cagliari «rappresenta una svolta forte» per Salvatore Cicu , parlamentare del Pdl: «Quando la gente inverte rotta in modo così incisivo, serve un bagno di umiltà. Bisogna individuare le cause e le azioni di governo capaci di rilanciare il centrodestra». Paolo Fadda del Pd parla di una terza fase della Repubblica che ha portato il centrosinistra a una vittoria «insperata» nel capoluogo sardo: «All'inizio della campagna elettorale di Zedda, nessuno avrebbe pensato a un trionfo simile. Il neo sindaco non tradirà la fiducia dei suoi elettori: da oggi sarà al lavoro per risolvere le problematiche dei cagliaritani». «Il sogno berlusconiano non ha più presa sulla gente». Ne è sicura Caterina Pes (Pd): «È arrivato il maestrale, il vento della rinascita guidata da un giovane, una faccia nuova che è l'emblema del rinnovamento della classe dirigente». Deluso Settimo Nizzi (Pdl): «Prendiamo atto che abbiamo perso. È arrivato il momento di metterci a lavorare seriamente per riconquistare un elettorato che ha fatto scelte diverse». E da Palazzo Madama Francesco Sanna (Pd) emette la sua sentenza: «Fantola non è Floris. Ha fatto una campagna elettorale schizofrenica distanziandosi dalle linee di chi l'aveva preceduto». La sconfitta di Fantola per Fedele Sanciu (Pdl) è da ricercarsi «nelle divisioni interne della coalizione e nella stessa spaccatura del Pdl».
Roberta Floris