Gli artisti analizzano pregi e difetti della vita nel capoluogo: dallo sviluppo urbanistico ai complessi dei cagliaritani
La città vista con gli occhi di pittori, registi e attori
«C'è un vicolo sterrato in via Nuoro che mi ricorda la città di una volta. Il cimitero di Bonaria richiama la Cagliari di mio nonno»
Questione di punti di vista: in una città dove il Poetto e la Sella del Diavolo sono tra le poche bellezze da esportazione , apprezzate nel resto d'Italia e del mondo, nessuno cita i due monumenti naturali in riva al mare.
Gli artisti, quelli che osservano Cagliari da un palco teatrale o dietro una tela da dipingere, preferiscono altri scorci. «Via Del Fossario». Oppure: «Il porto e la Marina». E guardano un paesone che vorrebbe diventare metropoli con occhi critici: «Cagliari è una bellissima città. Ma non ha un'anima: siamo troppo attaccati agli status-symbol, gira troppa cocaina, cerchiamo di fare i newyorkesi, dimenticando che noi abbiamo una storia. Ecco, la storia: siamo fortunati ad averla, ma non la sfruttiamo. A Pompei c'è solo la città romana e vivono di quello. Noi abbiamo molto di più e non ce ne accorgiamo», commenta Gianluca Medas , professione attore e regista. Nato in via Is Mirrionis, adora «Tuvixeddu e la vista di Monte Urpinu dal Bastione».
C'è invece chi preferisce Castello, anche perché tanti anni fa cominciò a dipingere proprio tra i vicoli del quartiere storico: «Anche se le mie opere sono astratte, ho fatto degli acquerelli a Castello quasi cinquanta anni fa», ricorda Rosanna Rossi , pittrice.
«Mi piace anche il largo Carlo Felice e il porto, la città e il suo legame col mare, i suoi colori che contrastano con il resto del panorama». E lo sviluppo urbanisitico? «No, non mi piace tanto. Alcuni costruttori hanno rispettato l'equilibrio del verde e della natura, altri non ci sono riusciti».
Essere una città della periferia italiana, non è sempre un difetto, anzi: «Se avessi vissuto a Milano non avrei fatto tutto quello che ho fatto. E poi gli artisti cercano sempre l'isolamento e la solitudine, le città dispersive non aiutano. Certo, il confronto nelle metropoli è più facile, il proprio lavoro viene riconosciuto senza troppi problemi, ma io ho scelto di stare qui e non me ne sono mai pentita. I difetti? È una città priva di curiosità, c'è poco amore per la metafora. E vedo anche poca gente in giro per le mostre d'arte. Direi che è un po' arida».
Il regista Enrico Pau invece ama i pochi angoli di campagna rimasti nel centro del capoluogo: «C'è un vicolo sterrato in via Nuoro che mi ricorda la città di una volta. Anche il cimitero di Bonaria richiama la Cagliari di mio padre e mio nonno». Il punto d'osservazione preferito? «Via Del Fossario: tutte le volte che torno dai miei viaggi devo passare sempre di lì».
Lelio Lecis , regista e autore teatrale, invece preferisce il panorama di viale Buoncammino e se dovesse scegliere il quartiere-musa, non avrebbe dubbi: «La Marina e il porto. È una zona splendida, anche se si interrompe bruscamente in viale Colombo, manca la continuità nel fronte del mare». La progettazione urbanistica del capoluogo ora è sulla strada giusta: «È stata trascurata negli anni 70 e ora si sta riprendendo: negli ultimi 10 è una delle città italiane che si sono sviluppate meglio. Stiamo diventando una sana provincia d'Italia. Il difetto? Non c'è un grande confronto. La Sardegna è un posto bellissimo deve pensare, meno per mettere in pratica e elaborare le proprie idee. Ecco: se devo fare due chiacchiere, preferisco andare a Berlino». E rinunciare alla Sella Del Diavolo
MICHELE RUFFI
23/08/2008