Il concerto di venerdì
Un tema di quattro note all'unisono segna l'inizio della Sinfonia n. 44 in mi minore Hob. I/44. Un Allegro con brio che Filippo Maria Bressan scandisce con gestualità fluida e vigore, guidando l'orchestra del Teatro Lirico di Cagliari in un'interpretazione che fa prevalere l'espressività su ogni altro elemento. La Sinfonia di Haydn vive così di sfumature ed equilibrio. E un tocco di raccolta tensione emotiva che ha il suo apice nell'Adagio. Lo stesso che il compositore chiese venisse suonato al suo funerale, e che valse all'opera il titolo, apocrifo, di Trauersymphonie , Sinfonia funebre. Anche se con la sua alternanza di movimenti brillanti e tratti drammatici non può certo dirsi lugubre.
Il concerto di venerdì al Comunale torna così ad aprirsi nel segno di Haydn, e a proseguire con Beethoven. In mezzo si inserisce Schicksalslied , Canto del destino, ispirato a Brahms da una poesia di Hölderlin, con le voci del coro di Cagliari impegnate in un suggestivo affresco e che il direttore guida in una interpretazione di forte impatto emotivo. Per dare forma drammatica a questa riflessione di Brahms sul senso della vita, Filippo Maria Bressan mette in campo una forza corale e sinfonica che raggiunge apici di imponenza. Nell'impasto sonoro, orchestra e coro fanno così emergere interventi sostenuti con sensibilità, e accenti ora di cupa imponenza, ora raccolti e malinconici.
In fondo è sempre il destino quello che si fa sentire nella Sinfonia n. 3 in Mi Bemolle Maggiore op. 55. La “Sinfonia Eroica dedicata al sovvenire di un grand'uomo” è sintesi degli ideali, anche musicali, nati negli anni della rivoluzione. Beethoven la scrisse per Napoleone, con una dedica poi stracciata con delusione, quando Bonaparte si fece incoronare imperatore. Certo è che i rulli dei timpani, gli accenti apocalittici delle trombe, la Marcia funebre, ne sottolineano l'intento epico. Orchestra e direttore seguono quei vorticosi pensieri musicali che rivoluzionarono i canoni della sinfonia classica, i contrasti esasperati tra gli elementi, dando corpo alla tensione cercata da Beethoven. E di quella che a ragione viene considerata una delle più belle pagine della letteratura musicale, Bressan dà un'interpretazione coerente ai tempi e alle idee del suo autore. Il direttore procede lungo la tradizione e calca la mano sull'enfasi. Con l'orchestra pronta a stargli appresso con forza incisiva e potenza di suono che raggiunge solennità statuaria, sottolineando il primato del ritmo e il dinamismo melodico.
Versione più che dignitosa, che si districa tra le difficoltà e restituisce una sinfonia con punti di pregio negli interventi degli archi come delle percussioni e dei fiati. Dopo i toni mesti, e un senso di perdita legato alla grandiosità, con lo Scherzo entrano in scena toni incalzanti, e il virtuosistico rincorrersi delle voci strumentali nelle variazioni dell'Allegro molto Finale.
Greca Piras