Sindaci scatenati in tutta Italia dopo il suggerimento di Maroni ma il primo cittadino del capoluogo non si adegua
Floris: «Certe ordinanze fatte solo per finire sui giornali»
Certe ordinanze rischiano di essere controproducenti. «Spesso finiscono con il penalizzare i tanti cittadini per bene».
Non vuole indossare il cappello da cowboy né appuntarsi la stella sul petto. A Emilio Floris piace poco l'idea di trasformarsi in uno “sceriffo” che, a colpi di ordinanze creative, dovrebbe riportare l'ordine in città. Non intende, per capirsi, utilizzare i nuovi poteri che il ministro degli Interni Roberto Maroni ha affidato ai sindaci delle città italiane. Per tante ragioni. La prima - e fondamentale - sta nella situazione cagliaritana. «È vero», sostiene, «che anche nella nostra città ci sono problemi. Ma questi problemi non rappresentano un'emergenza». Non ha, dunque, senso fare ricorso a poteri straordinari. Soprattutto in una città che, tutto sommato, sta meglio di tante altre. «Certe ordinanze», prosegue il sindaco, «vengono emanate per colpire una parte ridotta dei cittadini che non si adegua alle regole del vivere insieme. Ma finiscono con il penalizzare anche tutti gli altri, quelli che, invece, non meritano di dover sottostare a troppi divieti».
GLI INTERVENTI Nessun giro di vite, dunque, è previsto in città. Neanche per fermare quei fenomeni, come la prostituzione, che destano allarme sociale in tante altre città d'Italia. «È un problema di pubblica decenza». Che Cagliari sembra aver risolto: in fondo, il mercato della prostituzione viene esercitato in zone assolutamente periferiche. Ma non è come nascondere la polvere sotto il tappeto? «Proibire la prostituzione sarebbe ridicolo». Che si piaccia o no, alcune donne continueranno sempre a vendere il proprio corpo. A prescindere dal fatto che sia vietato o meno. «Tra l'altro», afferma Floris, «il proibizionismo non risolve i problemi: quando, negli Stati Uniti, fu proibito il consumo dell'alcol, il problema non fu certamente risolto».
IL DISAGIO In alcune città a far paura (in molti casi ingiustificatamente) sono gli extracomunitari. «Noi badiamo a che non si formino assembramenti troppo grandi che finiscono con il creare problemi». Discorso, più o meno, simile per gli sbandati. «Questa è una città che offre alternative ai clochard : decidere di vivere ai margini della società implica conseguenze». Mendicare nelle strade del centro, per intendersi, viene tollerato sino a un certo punto. «Anche in questo caso, conta il fatto che questo persone non creino problemi alla collettività». Nessuna ordinanza, dunque, neanche per bloccare i questuanti. Anche se sanno bene di non dover esagerare. «Preferisco - e questo è un discorso generale - appellarmi al senso civico dei cittadini piuttosto che emanare ordinanze».
ORDINANZE La verità è che al sindaco di Cagliari le ordinanze creative non vanno giù. «Spesso vengono fatte per finire sui giornali piuttosto che per raggiungere un obiettivo pratico». Tra l'altro, ricorrere ai divieti è quasi come curare usare l'aspirina per curare una malattia grave. «Servono soprattutto interventi che siano utili a elevare la qualità sociale. E per fare questo c'è necessità di risorse». Ma soprattutto occorre trovare il dialogo. «Cerco di ascoltare le persone e di mediare tra loro. Deve essere assolutamente chiaro un punto: la felicità di qualcuno non può corrispondere all'infelicità di tanti. E il dialogo deve esistere tra cittadini e istituzioni ma anche tra le stesse istituzioni. I primi a dover dare un esempio del vivere civile dobbiamo essere proprio noi».
MARCELLO COCCO
24/08/2008