Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

D’Alema: «Da qui parte il rinnovamento»

Fonte: La Nuova Sardegna
23 maggio 2011

 
Cappellacci? «Fallimentare». Berlusconi? «Non lo vogliono nemmeno i suoi candidati» 
 
 
 
Il centrodestra non ha rispettato nessuna promessa, il Cavaliere è sempre stato un estremista nei toni, serve un nuovo governo 
 
CAGLIARI. Manifestazione oggi a Cagliari con Massimo D’Alema. In vista dei ballottaggi del 29-30 maggio, l’ex premier e presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) parlerà all’hotel Mediterraneo (ore 11.30) a sostegno dei candidati sindaci del centrosinistra: Massimo Zedda a Cagliari, Marta Testa (di Sel come Zedda) a Iglesias e Barbara Pusceddu (Pd) a Sinnai.
- Massimo D’Alema, arriva in Sardegna a sostegno di tre giovani candidati: uno del Pd, gli altri di Sel.
«Questo sardo è un dato interessante, un tratto di rinnovamento generazionale che considero molto positivo. E’ una delle ragioni per cui a Cagliari vengo molto volentieri».
- Lanciate la sfida del rinnovamento?
«In un Paese che non è Paese per giovani, in cui rischiamo che una parte crescente delle nuove generazioni si distacchi dalla politica, mi sembra che il segnale che viene da qui sia di grande auspicio».
- E’ rimasto sorpreso dalla sconfitta di Antonello Cabras da parte di Zedda alle primarie?
«Sì, in effetti è stata una sorpresa. Di solito la persona più nota ha un vantaggio, non è frequente che vinca l’outsider».
- Come accadde a Vendola?
«Ma no, Vendola non era l’outsider, era il presidente della Regione, era già una personalità politica. Invece prevale questa analisi secondo cui non era il favorito. L’outsider era Boccia».
- Vede distinzioni tra il voto sardo e quello nazionale?
«La situazione politica sarda è molto interessante ma è indubbiamente collegata alla situazione generale del paese».
- Qual è il principale dato comune?
«Il voto ha manifestato in modo largo un sentimento nuovo degli italiani. Il Paese vuole qualcosa di nuovo, un cambiamento».
- C’è nel voto sardo anche un giudizio negativo sulla giunta regionale di Cappellacci?
«Certo, il voto è legato anche al giudizio sul centrodestra come forza di governo: un’esperienza in grande difficoltà, direi fallimentare, priva di credibilità».
- E’ stato bocciato il berlusconismo?
«Voglio parafrasare un grande sardo. Come disse Enrico Berlinguer riferendosi all’esperienza della rivoluzione sovietica, la spinta propulsiva del berlusconismo si è esaurita».
- Il premier è da considerare finito?
«Berlusconi è un uomo di potere e, come s’è visto, non vuole mollare la presa. Ci saranno momenti difficili. Il suo rimanere al governo è privo di qualsiasi significato utile all’Italia».
- Lei non ha condiviso il dibattito sui toni di questa campagna elettorale. Perché?
«Ho trovato curioso che molti si siano accorti solo ora che Berlusconi è un estremista. Lo è sempre stato. Non è mai stato un moderato. E infatti la ragione novità è un’altra».
- Qual è?
«La verità è che Berlusconi non funziona più, è il capo del governo che ha fallito su tutto, che non ha combinato nulla di nulla. La gente non lo vota più non perché usa toni da estremista, cosa che ha sempre fatto, ma perché l’economia non è ripartita solo in Italia, è cresciuta la pressione fiscale, il debito pubblico aumenta senza che la pubblica amministrazione funzioni».
- E’ la sconfitta della politica delle facili promesse?
«Sì, non ha rispettato una delle tante cose che aveva assicurato. Ha fatto il contrario di tutto quello che aveva detto. Il suo disastro elettorale non riguarda i toni della campagna elettorale ma sta nel fatto che gli italiani hanno preso atto che non è in grado di governare».
- Lei ricorderà la campagna elettorale per le regionali del 2009 con Berlusconi sempre al fianco di Cappellacci.
«La ricordo bene. E la Sardegna sa di avere mille ragioni in più degli altri italiani per non votare più per Berlusconi».
- Sembra che dopo il comizio del Cavaliere a Olbia i sondaggi del suo candidato siano peggiorati.
«Ci credo. E infatti dicono che i candidati del centrodestra non lo vogliano per i ballottaggi. Lui si offre, ma non lo vogliono neanche vedere. Siamo a questo punto. Ha perso anche la fiducia dei suoi».
- E ora?
«Ora serve un governo vero. Ne parleremo presto».
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