Padrini romani e sudditanza al governo, rapido scambio di accuse
COMUNALI L’ultima settimana prima del voto vede i candidati protagonisti nelle vie del centro cittadino
CAGLIARI. Ancora sette giorni e poi la città tornerà alle urne. Oggi arriva D’Alema, ma non ci saranno politici nazionali per Fantola, che in una nota comunica che «insieme ai partiti dell’alleanza ho scelto di non invitare in città nessun esponente nazionale: ci concentreremo totalmente nel contatto con i cagliaritani, con un costante e continuo dialogo. Perché per me il sindaco deve governare senza ingerenze o padrini occulti». Immediata la replica di Zedda: «Nessun padrino, nè di Roma nè di Milano. Cagliari è capitale della Sardegna e città importante d’Italia. La nostra identità, mai appiattita alle politiche di invasione che hanno contraddistinto il centrodestra sardo di questi tempi e di sudditanza del governo Bossi-Berlusconi, è diversa da quella a cui partecipa a pieno titolo il partito di Fantola», a cui si aggiunge analoga nota del Pd, che parla di «toni minacciosi e aggressivi da chi in fatto di padrini è imbattibile considerando che in campagna elettorale si è presentato con promesse di futuri ministri e sottosegretari».
Ieri erano circolate le voci su un presunto appoggio dell’Msi a Zedda. Una settimana fa il candidato di quel partito aveva raccolto 263 voti. Del resto la storia di Saya, presidente del Msi, appare più quella di un mitomane provocatore che di un estremista di destra, e per questo il consigliere regionale di Sel Luciano Uras parla di «maldestri tentativi di depistaggio del voto, che testimoniano solo la disperazione». Di parere diverso l’assessore al personale uscente Giuseppe Farris, che allega alla sua nota la foto ufficiale di Saya parla di «indicazione di apparentamento che rinnega la storia comunista di Zedda, unendo gli opposti per raccattare qualche voto». Di analogo tenore le dichiarazioni di Salvatore Cicu, referente parlamentare di Farris e vicecapogruppo Pdl alla Camera. La vicenda in serata viene definitivamente chiusa dallo stesso Zedda, che in una nota nega apparentamenti. «Ogni tentativo di attribuirmi manovre segrete e modi non trasparenti di sensibilizzazione del consenso, fa parte dei metodi della vecchia politica, dell’insulto e della mistificazione». (g.cen.)