Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sindaci a mani vuote: dimezzate le quote Iva per le regioni del Sud

Fonte: La Nuova Sardegna
23 maggio 2011

 
 
 
Il governo vuole unire la partita delle entrate ai costi dell’istruzione 
 
ALFREDO FRANCHINI CAGLIARI. Mentre Tremonti propone la zona franca per Milano, ignorando le richieste e la storia della Sardegna, la commissione paritetica per l’attuaizone del federalismo va avanti. L’ultimo provvedimento è sulla compartecipazione Iva per il Fisco municipale che prevede un taglio nei bilanci comunali di circa la metà sulle attuali cifre corrisposte.
Un federalismo a due velocità, molto differenziato e in alcuni casi «fai da te», che rischia di far aumentare ancora di più il divario tra zone ricche e regioni in ritardo di sviluppo. Ai Comuni della Lombardia saranno attribuiti sessanta euro pro capite per la compartecipazione Iva, a quelli del Sud circa 35. Da Roma ladrona, lo slogan che aveva caratterizzato la prima fase della riforma vista dalla Lega Nord, a Milano padrona, se si considera l’autonomia regionale potrà contare sull’addizionale Irpef che nel 2013 potrà toccare quota 1,4% di tutti i redditi per poi passare nel biennio successivo addirittura al 3 per cento sui redditi superiori ai 15 mila euro; poi le regioni avranno libertà d’azione sull’Irap e infine il capitolo Iva che sarà commisurata al gettito effettivo e non più alla media dei consumi.
Le disparità tra regioni ricche e quelle in ritardo di sviluppo dovrebbe essere affidata alla perequazione, alla solidarietà, ma proprio la proposta di Tremonti di istituire la zona franca a Milano lascia poche speranze alla Sardegna. «Il rischio è che si debbano pagare più tasse e avere in cambio servizi ancora più scadenti», ha denunciato Filippo Spanu, direttore di Confartigianato Sardegna in un recente convegno. Persino gli esperti del Fondo monetario internazionale, in un lungo documento sull’Italia, non hanno lesinato l’apprensione per l’aumento dei divari territoriali.
Il punto. In realtà la rivoluzione federalista, secondo i tempi dettati dal governo, può aspettare. Sinora sono stati predisposti 8 decreti legislativi ma solo quattro sono stati approvati definitivamente: 1) federalismo demaniale; 2) Roma capitale; 3) fabbisogni standard degli enti locali; 4) federalismo fiscale municipale. Restano sospesi i decreti sull’autonomia impositiva delle regioni e i costi standard della sanità, ma anche le disposizioni per «le rimozioni degli squilibri economici». Come dire i punti più importanti sono ancora da definire a cominciare dalla sanità i cui costi standard saranno calcolati sulla media dei costi di tre regioni virtuose. Un parametro che lascia aperte le porte alla creazione di ospedali di serie A nelle zone ricche e si serie B per le altre.
L’isola. Come per tutte le regioni a statuto speciali il federalismo dovrà essere attuato in conformità con lo Statuto. La Regione è chiamata a «concorrere agli obiettivi di perequazione e di solidarietà nonchè al Patto di stabilità anche mediante l’assunzione di oneri derivanti dal trasferimento o dalla delega di funzioni statali». La partita delle entrate, giocata sul tavolo del governo, potrebbe essere chiusa con il trasferimento di quanto dovuto all’isola ma c’è una variabile: il governo chiede che la Regione si accolli, dopo la sanità e il trasporto pubblico, anche l’onere della scuola. Sarebbe un tracollo e la Giunta vuole fugare il pericolo.
Numeri. Le entrate proprie della Sardegna sono pari a 7 milioni; il rapporto tra spesa primarie ed entrate tributarie è di 147,2 (su 100). Le imprese sarde pagano un’aliquota Irap del 4,45% e, per compenso, si trovano ad avere una qualità di vita peggiore rispetto alle altre.
Municipi. Soppressa l’Ici, cioè la tassa più federalista che ci fosse, nasce l’Imu. Nella tabella in alto pubblichiamo una simulazione elaborata dalla Confartigianato Sardegna che vede un’aggravarsi della tassazione per i sardi. L’impatto dell’Imu sugli immobili delle imprese vede, in una graduatoria nazionale, Nuoro e Oristano al secondo e terzo posto dopo Aosta con un aumento del 36,9 e del 36,6 del prelievo. Cagliari è al decimo posto con una variazione del 28% e Sassari tredicesima nella poco ambita graduatoria, con un prelievo in crescita del 26,2%.
Norme differenziate. Se la rivoluzione federalista può attendere per la Sardegna non così per il Nord Est visto che al Trentino e al Friuli è già stata riconosciuta l’immediata disponibilità del potere di istituire tributi propri e avere l’agognata fiscalità di vantaggio.
Crel. Tonino Piludu, presidente del Crel, (Consiglio regionale economia e lavoro), spiega: «Non dobbiamo rinunciare alla contrattazione di possibili ulteriori norme di attuazione dell’attuale statuto che possano portare a maggiori competenze nell’esercizio di funzioni fondamentali quali istruzione, trasporti». E a giudizio del Crel non si deve far cadere la questione dell’insularità, il fattore di svantaggio che è contemplato, oltre che nel buon senso, in diversi trattati a cominciare dal Trattato di Amsterdam del 1997.
 
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