Il candidato del centrosinistra Rappresento un nuovo modo di fare politica, basato sulle idee e sui programmi
CAGLIARI. Il riposo del guerriero? Non scherziamo: Massimo Zedda è cosciente che il momento in cui potrà rilassarsi è ancora lontano, perché sa bene d’avere vinto fin qui solo la prima battaglia di una guerra elettorale ancora lunga. Che magari potrebbe anche diventare cruenta - in senso figurato, ovviamente - se è vero come è vero che il centrodestra si sta preparando per rendere insonni le notti di questo candidato che, visti i numeri, è diventato la loro spina nel fianco.
- Lo dica con franchezza, si aspettava questo risultato?
«Ho visto nascere e montare, in questi mesi di campagna elettorale e già a partire dalle primarie, un grande entusiasmo. Non solo attorno alla mia figura, ma attorno a quello che incarno: non il fatto di essere giovane, ma di essere un giovane che vuole assumersi le proprie responsabilità. Ecco, il mix di questi due elementi è stato quello che mi ha fatto pensare che davvero ora tocca a noi».
- Non per usare frasi fatte, ma questo risultato secondo lei conferma davvero la tendenza della città ad andare incontro verso il nuovo che avanza?
«Il risultato segna la voglia della città e dei cittadini di essere ascoltati. Lo abbiamo notato in tutta la campagna elettorale: il dialogo costante è la richiesta più importante. Se il nuovo che avanza, rispetto alle precedenti amministrazioni di centrodestra, è l’ascolto dei cittadini allora sì: possiamo dire che il risultato è la conferma del nuovo che avanza».
- A che ora è andato a letto lunedì notte? Ha dormito serenamente o il suo sonno è stato movimentato dal pensiero che a breve potrebbe trovarsi - a soli 35 anni - a governare questa città?
«Sono andato a dormire tardi, alle 5.30 del mattino: siamo andati avanti a contare voti sino a quell’ora, e ieri di nuovo in piedi molto presto. In due ore di sonno non c’è il tempo di preoccuparsi. E governare Cagliari è una bella sfida, non una preoccupazione».
- Magari questo non è il momento per valutazioni del genere, ma se siederà sullo scranno di primo cittadino pensa di dover qualcosa in più, politicamente parlando, a Vendola, che ha creduto in lei più di altri?
«In me hanno creduto e credono prima di tutto migliaia di cittadini. Devo a loro questo risultato, e a loro chiedo di convincere un indeciso o uno che magari non vuole più andare a votare. Detto questo, sono contento e orgoglioso del fatto che Nichi Vendola e i leader nazionali del centrosinistra credano in me: lo hanno tutti dimostrato in diverse occasioni e dichiarazioni pubbliche».
- Accantoniamo per un momento quelli che sono i punti già presenti nel suo programma: durante la campagna elettorale avrà pur notato qualcosa che ora vorrebbe inserire?
«Quello della città per i bambini è uno dei temi che voglio approfondire. Ho diverse nipotine, molti miei amici hanno figli piccoli. Per loro mancano spazi pubblici, verdi e attrezzati, dover poter passare il tempo libero».
- Veniamo al punto cruciale: se dovesse farcela saprà di sicuro che dovrà fare i conti con il problema della cosiddetta anatra zoppa?
«Rappresento un nuovo modo di fare politica, fatto di programmi e idee per la città. Su quelli dovremo confrontarci. In ogni caso vi sono precedenti identici all’attuale situazione cagliaritana: per noi, dopo la nostra vittoria, scatterà il premio di maggioranza. Abbiamo sentenze del Consiglio di Stato e del Tar del Piemonte che ci danno ragione. Fare il contrario potrebbe persino profilare dei reati».
- Un’ultima cosa: lei per chi ha votato?
«Per Cagliari, la mia città!».