Lupi (Pdl) definisce il risultato sardo come un «dato da saper leggere»
Dalla redazione
ROMA Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl alla Camera è uno dei Big che si è speso in prima persona per la campagna elettorale sarda. Berlusconiano d'adozione, ma “ciellino” nell'anima e nei fatti (insieme a Roberto Formigoni è una delle menti di Rete Italia), Lupi è uno degli esponenti del Pdl che per la pacatezza nei toni e per la lucidità nell'analisi politica (anche nei talk show televisivi) più piace al premier. Ieri, dalla sede del Pdl, a Roma, ha definito le amministrative in Sardegna un caso emblematico, al punto «da doverci far riflettere».
A voi del Pdl, naturalmente?
«A noi del Pdl. Dalle urne sarde è venuto fuori un segnale per la politica nazionale, un dato che dobbiamo saper leggere».
Si riferisce al voto disgiunto a Cagliari?
«Sì, è un risultato clamoroso e significa due cose. La prima è che forse non abbiamo saputo spiegare agli elettori chi è Fantola».
È un mea culpa?
«È una presa d'atto necessaria perché Fantola è un ottimo candidato, il migliore che potessimo avere ma siccome non è espressione del Pdl forse il nostro elettorato non l'ha capito».
La seconda causa, invece?
«È più a monte. Ferme restando le nostre responsabilità, sicuramente c'entra il malcontento di qualcuno che avrebbe voluto vedere candidato un proprio esponente del Pdl e non uno dei Riformatori. Ma una coalizione sceglie il candidato migliore e su Fantola si è seguita questa logica».
Ballottaggio: non dovesse vincere Fantola?
«Non si governerebbe. Ora si deve far capire alla gente che ci potrebbe essere un problema di governabilità. Come ci sarà a Olbia».
Perché a Olbia? Giovannelli ha vinto sul deputato Pdl Nizzi
«Sì, ma come ha vinto? Anche da Olbia arriva un segnale di riflessione, perché per far vincere il centrosinistra tutti, dico tutti i partiti, si sono coalizzati contro un ex Forza Italia. Tutti contro uno. Ne riparleremo».
E.Z.