Numeri da record nella prima consultazione regionale che ottiene il quorum grazie a un’altissima partecipazione popolare
La scelta apre un conflitto tra Cappellacci e Berlusconi. Numeri omogenei in tutti i comuni
Percentuali alte dei votanti e dei contrari nei capoluoghi delle otto province
CAGLIARI. Valanga e percentuali bulgare sono i termini più adoperati per il referendum dei record che ha sancito ieri l’addio della Sardegna al nucleare, se mai ci fosse stata ancora qualche tentazione. Una valanga di voti ha bocciato l’idea che l’isola possa ospitare una centrale atomica quando il governo rimetterà mano al progetto che è stato sospeso per un anno con l’intento di far saltare la consultazione nazionale del 12 giugno prossimo.
Chi temeva che, com’era accaduto nelle precedenti consultazioni regionali, non venisse raggiunto il quorum ha preso atto dell’altissima partecipazione popolare: una media regionale del 60,7%, quasi il doppio del quorum richiesto fissato al 33 per cento. È dunque il primo referendum regionale valido dopo quello intentato dai Riformatori sardi negli anni Novanta su incompatibilità e compensi dei consiglieri regionali e quello più recente sulla legge Statutaria.
Il quesito era sicuramente più semplice, rispetto alla Statutaria, e più sentito dai sardi: è vero che la consultazione è avvenuta due mesi dopo il disastro nucleare in Giappone ma è altrettanto sicuro che nell’isola il No all’atomo viene da lontano. Lo dimostra la larghezza del consenso sul Sì alla contrarietà all’installazione di centrali e allo stoccaggio di scorie radioattive che è un pericolo su cui, dopo i recenti fatti di cronaca nel Sulcis, si deve sempre vigilare. Il voto è stato omogeneo, non differenziato se non in percentuali poco significative tra i comuni nei quali si doveva eleggere il sindaco e quelli in cui l’elettorato era chiamato alle urne solo per il referendum. La penetrazione del consenso nei confronti del Sì riguarda quindi tutti i contesti.
Regione. L’esito apre scenari importanti anche per la politica regionale. Il presidente Cappellacci sul nucleare aveva preso una posizione forte prima decidendo l’unificazione della data con le amministrative e poi lanciandosi in una campagna contraria al nucleare ma anche alla politica del Governo «suo amico». Così che ora la Sardegna è diventata un piccolo laboratorio in chiave nazionale; Berlusconi, nell’incontro con Sarkosy, non ha nascosto le vere intenzioni: riproporre la costruzione delle centrali tra un anno quando si sarà affievolita l’onda emotiva per il disastro in Giappone. La linea scelta dalla Regione non è piaciuta al premier che, infatti, ha partecipato a Olbia al comizio a sostegno del candidato Pdl ma non ha fatto altrettanto per Fantola a Cagliari; allo stesso tempo Cappellacci non si è recato ad Olbia per incontrare Berlusconi.
Ora che il quorum è stato ultrasuperato e i voti contrari all’atomo hanno stravinto, Cappellacci dovrà fare i conti con Berlusconi che, forse non a caso, proprio al comizio di Olbia ha annunciato la prossima nomina di Mauro Pili a sottosegretario; e Pili, sin dall’inizio, si era collocato nel Pdl su posizioni contrarie a quelle dell’attuale governatore. Quindi il voto per il nucleare potrebbe avere ripercussioni sia nei rapporti Regione-governo, sia nel Pdl regionale.
Comuni. Il sì ha stravinto e il No ha straperso con percentuali stratosferiche. Nel Cagliaritano record a Barrali (849 votanti) dove ha votato l’87,7 dei cittadini, mentre la città dove si è votato meno è Uta: 48 per cento. Il comune dove si è votato di meno è Sindia nel Nuorese: il 35,5 degli 804 votanti mentre in provincia di Nuoro il record va a Ovodda, centro dove si è votato di più in assoluto, con l’89,6. Nell’Oristanese maggior risultato a Villaurbana (84), il minore a Flussio (49). In provincia di Sassari il record va ad Ardara (84,6%) mentre il risultato minimo è di Chiaramonti (42%). Nel Medio Campidano le punte sono a Las Plassas (87,28%) e Villanovafranca (48,28); in provincia Carbonia-Iglesias Musei (85%) e Carloforte (45%); in Ogliastra Cardedu (83,47%) e Osini (36%); in Gallura Alà dei Sardi (84,17%) e La Maddalena (41,17%). Variazioni significative nelle città capoluogo di provincia: Villacidro con il 77% guida le classifica che, tra i capiluogo, è chiusa da Tempio col 52,5% Iglesias ha il 75,6% di votanti, Olbia 78,5%, Carbonia 68,2, Cagliari 70,8, Oristano 60,5, Nuoro 60,6, Sanluri 56,2, Sassari 55,04%, Lanusei 60,15% e Tortolì 51,50%.
Ambiente. La scelta antinucleare si inserisce perfettamente nella difesa dell’ambiente che tutti i governi della Regione pongono come prioritario nei propri programmi. E in qualche modo si sposa con la possibilità di fare dell’isola anche un laboratorio non solo politico come è stato più volte in passato ma anche per la green economy: dopo il fallimento dell’industria pesante è in atto un tentativo di realizzare la chimica verde a Porto Torres e magari puntare su progetti di energia «alternativa» in altri territori dell’isola fortemente compromessi come il Sulcis. È evidente che il No detto ieri dai sardi all’energia nucleare è definitivo e non è rinegoziabile con i futuri governi. I sardi vogliono pensare al futuro con un’industria diversa, una nuova grammatica urbanistica a difesa del paesaggio anche delle aree dismesse.