Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Dalle urne 850mila

Fonte: L'Unione Sarda
17 maggio 2011

Esito a sorpresa
Forse neppure
i promotori
si aspettavano
numeri così elevati
A Oristano


il record dei Sì

Sì Valanga di voti contro le centrali atomiche e i depositi di scorie
nell'Isola. Affluenza a livelli record: sfiorato il 60 per cento Meglio del previsto. Il referendum sul nucleare doveva essere un voto netto contro le centrali in Sardegna: è diventato un plebiscito, oltre 800mila Sì alla richiesta di bandire per sempre dalla Sardegna l'energia atomica. Un'ondata di voti, uno tsunami senza vittime: a differenza di quello giapponese, che ha mandato in crisi la centrale di Fukushima rinfocolando nel mondo l'incubo nucleare.
I NUMERI Una sorpresa persino per i promotori del referendum. Il quorum del 33 per cento, soglia minima per la validità formale della consultazione, era stato centrato già domenica sera. Ma il dato finale dell'affluenza sfiora addirittura il 60% (59,49). Mai visto nei referendum regionali, spesso fermi sotto il 30 se non sotto il 20. L'abbinamento con le elezioni amministrative ha aiutato, ma i dati rivelano che il quorum sarebbe stato centrato comunque: nei Comuni in cui non si è votato per il sindaco (circa i tre quarti del totale) l'affluenza non scende mai sotto il 33% e nel complesso supera il 45.
Più prevedibile il trionfo dei Sì tra i voti espressi: il 97,14%, contro appena il 2,86 dei No (per come era formulato il quesito era necessario barrare il Sì per esprimersi contro il nucleare). Quando restavano da scrutinare appena 8 delle 1.820 sezioni elettorali dell'Isola, il conteggio dei Sì aveva già toccato quota 843.103: più di un sardo su due, contando anche i neonati. Per dare un'idea del peso politico di una simile cifra, basti pensare che Ugo Cappellacci, nel 2009, è stato eletto con 502mila voti. Renato Soru, cinque anni prima, con 487mila.
IL SENSO POLITICO Numeri così schiaccianti danno molta più forza a un pronunciamento che, va ricordato, ha un valore puramente politico. Si trattava di un referendum consultivo: i sardi hanno espresso solo un parere, privo di effetti giuridici. Neppure lo tsunami dei Sì venuto fuori dalle urne può impedire, in linea di principio, che il governo nazionale decida un domani di collocare in Sardegna una centrale nucleare o un deposito di scorie. Ma la portata dell'esito referendario rende molto più difficile, per qualsiasi governo, un simile atto di forza.
Che vincessero i Sì era scontato: ma una partecipazione tiepida, magari appena oltre il quorum del 33%, avrebbe tolto molto peso al voto. Invece questi 850mila Sì rappresentano una vera e propria ribellione popolare contro il nucleare nell'Isola.
I RECORD Tra le otto Province, quella più antinuclearista è Oristano (98,17% di Sì), forse perché si diceva che proprio lì il governo meditasse di collocare una centrale. All'altro estremo c'è il Sulcis: 95,89. Sempre nell'Oristanese, in alcuni piccoli centri non è stato registrato neppure un No: Mogorella, Simala, Soddì.
L'affluenza più alta in assoluto è a Barrali (87,3%), dove però si votava anche per le Comunali. Tra i centri che non andavano al voto il record è a Lodine (65,8), ottimi risultati tra gli altri anche a San Gavino Monreale (62), Gavoi (63,7), Thiesi (61,8). Bassa invece l'affluenza a Orune (33,5), Sindia (33,6), Semestene (34,1). Oristano è anche il capoluogo con la partecipazione più alta (58,8) tra quelli che non votavano per le Comunali, seguita da Nuoro (58,5).
Giuseppe Meloni