Le ceneri del santo da ieri alla Monfenera, sede della Brigata Sassari
Vedi la foto Fortza paris Sant'Efisio. Da ieri le reliquie del martire di Nora sono ufficialmente dell'Esercito. E il santo, militare romano condannato alla decapitazione per la sua conversione al cristianesimo, «è tornato definitivamente in una caserma», come ha sottolineato l'arcivescovo Giuseppe Mani, durante la celebrazione eucaristica che si è svolta nel piazzale della caserma Monfenera, sede del 151° reggimento della Brigata Sassari, comandata dal generale Luciano Portolano.
Alla messa anche il ministro degli Esteri Franco Frattini e il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, seduti accanto al presidente della Regione Ugo Cappellacci, il sindaco Emilio Floris e tutte le autorità religiose, militari e civili regionali. Assente per motivi istituzionali il presidente della Camera Gianfranco Fini che ha inviato una lettera ufficiale di saluto alla Brigata e alle persone, circa un centinaio, che hanno assistito alla funzione religiosa dentro la caserma. Le reliquie sono state portate in processione dalla cappella di San Martino della Monfenera, fino all'altare allestito nel piazzale.
«Sant'Efisio è tornato in una caserma come patrono», ha detto l'arcivescovo Mani, ex ordinario militare d'Italia. L'idea di riportare le ceneri in città è dell'orafo Francesco Busonera, che ha anche realizzato il reliquiario per le sacre spoglie. Fu lui, un anno fa, a chiedere a don Gianmario Piga, cappellano della Monfenera, di riportare in Sardegna le ceneri dei Santi Efisio e Potito che da un millennio si trovavano a Pisa. Don Piga si è rivolto monsignor Giovanni Paolo Benotto, arcivescovo di Pisa, che ha concesso il nulla osta nell'agosto scorso. «I fedeli potranno visitare le reliquie nella cappella nelle giornate di apertura al pubblico della caserma», ha detto don Piga. ( e. n. )