Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Fronte unico contro il nucleare Appelli per il Sì da tutti i partiti

Fonte: L'Unione Sarda
13 maggio 2011

 

Dal Pdl ai Radicali, un coro per bandire le centrali atomiche

Un fronte comune contro il nucleare. Si moltiplicano le prese di posizione di associazioni, ambientalisti, partiti di centrodestra e centrosinistra, in vista del referendum consultivo di domenica e lunedì. Una pioggia di appelli a votare Sì contro le centrali atomiche nell'Isola e contro eventuali centri di stoccaggio delle scorie radioattive.
LA GIUNTA A bocciare senza appello le centrali è stato, da subito, il governatore Ugo Cappellacci, che per mesi è andato anche contro le posizioni che il suo partito, il Pdl, cavalcava a livello nazionale. «La nostra Isola - ha più volte assicurato Cappellacci - va in tutt'altra direzione: quella delle energie rinnovabili, della green economy e di un nuovo modello economico e sociale che sappia coniugare lo sviluppo con il rispetto dell'ambiente». Il suo voto, dunque, sarà «Sì, contro le centrali».
IL QUESITO «Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da essere residuate e preesistenti?»: è la domanda che i sardi (un milione e 400mila quelli chiamati alle urne) troveranno stampata nella scheda, domenica e lunedì.
Come spesso succede nei quesiti referendari, bisognerà fare attenzione a non sbagliare: per bocciare l'energia atomica si dovrà mettere la crocetta sul Sì, e invece sul No qualora si fosse favorevoli alle centrali. Perché il referendum sia valido dev'essere superato il quorum del 33% degli aventi diritto, cosa possibile vista la concomitanza (non casuale) con le Comunali.
PROMOTORI A promuovere la consultazione è stato il comitato “No Nucle” formato dagli indipendentisti di Sardigna Natzione e varie associazioni ambientaliste. Dopo la presa di posizione unanime, contro il nucleare, delle forze di centrosinistra, è arrivata anche quella dei Radicali. «Vista la confusione a livello nazionale tra moratoria e dismissione definitiva del nucleare», scrivono in una nota Maria Isabella Puggioni e Paolo Ruggiu, di Radicali italiani, «questo nostro referendum assume valenza politica di straordinaria importanza, anche se semplicemente consultivo. La scelta del Sì contro le centrali e lo smaltimento delle scorie non deriva solo dalla paura per la sicurezza e la salute, ma anche da una seria indagine sui costi economici. Non è assolutamente vero che l'energia nucleare costerà di meno».
Secondo gli esponenti sardi del partito di Pannella e Bonino, gli esperti hanno di fatto fotografato la Sardegna (terra geologicamente stabile, scarsamente popolata e con ampie strutture del demanio militare) come zona ideale per i siti nucleari. «Gli italiani - concludono Puggioni e Ruggiu - hanno definitivamente chiuso con il nucleare con il referendum radicale abrogativo del 1987. Votiamo Sì contro il nucleare, contro il consumo del nostro territorio, ma anche contro un sistema partitocratico che ci toglie ogni libertà e diritto».
NEL PDL In campo, nel centrodestra, anche il consigliere regionale Simona De Francisci (Pdl), che ha sottolineato come, tra meno di 40 anni, il pianeta abitato da 9 miliardi di persone avrà necessità di energia: «Se il progetto sul nucleare fosse proseguito senza una moratoria, nel 2020 circa avremmo avuto la prima centrale nucleare. Di terza generazione, avanzata. Peccato che allo studio ci siano già, oggi, reattori di quarta generazione. Il primo dubbio è quindi pratico: che farsene di impianti caratterizzati da una tecnologia già superata dal tempo?». E sulle scorie: «Gli scienziati stimano che quelle a vita media rimangono radioattive da 200 a 300 anni, le scorie a vita lunga anche miliardi di anni. Tornare al nucleare è dunque pericoloso e poco lungimirante. Meglio andare nella direzione della green economy e delle energie rinnovabili». Secondo De Francisci bisogna «scegliere Sì, per non tornare indietro nel tempo".
Francesco Pinna