COMUNALI. Massimo Fantola e le sfide per il futuro della città
Vedi la foto Massimo Fantola, classe '48, è ingegnere trasportista e docente universitario. Da sempre strettamente legato a Mario Segni, è stato il fondatore dei Riformatori sardi e fra i principali promotori dei referendum elettorali. Ha proposto la legge per il limite di mandato (tre legislature, poi a casa) e per coerenza non si è ricandidato al Consiglio regionale. Si è battuto, tra l'altro, per la riduzione del numero dei consiglieri regionali. La coalizione di centrodestra lo ha scelto per cercare di assicurare a Cagliari una continuità con l'amministrazione di Emilio Floris.
Perché ha deciso di candidarsi a sindaco?
«Perché amo la mia città e sono orgoglioso di appartenere a questa comunità, che mi ha dato tanto. Voglio restituirle quanto più possibile mettendomi al suo servizio, al servizio della mia gente».
Qual è l'esperienza più importante, dal punto di vista della sua formazione, maturata in politica prima di questo impegno?
«La battaglia vinta con Mario Segni per i referendum elettorali che hanno portato a una rivoluzione: il sindaco eletto direttamente dai cittadini. Un nuovo modello di governo che ha reso più efficace l'azione delle amministrazioni».
Qual è la parola d'ordine del suo programma?
«Lavoro, lavoro e ancora lavoro. È questa la sfida più grande che abbiamo davanti. Non è tollerabile che tanti giovani siano senza lavoro e tanti cinquantenni siano senza speranza, inghiottiti anch'essi dal fenomeno del precariato».
Dai confronti con gli altri candidati qual è la preoccupazione che le sembra essere emersa?
«La speranza per il futuro. Tanti giovani l'hanno persa. Ma reagiremo con forza e cambieremo il modello economico della città. Creando le condizioni per assicurare a tutti un'opportunità».
Quali sono le emergenze della città?
«Il lavoro, appunto, ma anche la casa, lo spopolamento. Su tutti questi versanti agiremo con forza per riportare ricchezza e abitanti nella nostra città».
Quali sono i punti di forza e di debolezza della società cagliaritana?
«I cagliaritani sono orgogliosi, hanno senso di appartenenza, si rimboccano le maniche. Dobbiamo essere più disponibili all'innovazione e cambiare mentalità specie sul turismo».
Cosa si può fare per arginare l'emorragia di residenti?
«Ci sono sistemi come l'housing sociale che consentono di abbattere il costo delle case. E poi anche un fondo affitti, una forte politica per le abitazioni».
Qual è la sua ricetta per i giovani, i senza lavoro, gli universitari?
«Turismo, cultura, ambiente, ricerca, nuove tecnologie sono i settori sui quali punteremo per produrre subito ricchezza e occupazione. Realizzeremo il campus, daremo servizi veri agli universitari».
Per la prima volta il centrodestra di Cagliari ha un candidato sindaco che non è del Pdl. La sente come responsabilità?
«Ho più volte ringraziato il Popolo delle libertà per la sua generosità. Oggi dico pubblicamente grazie agli elettori di questo grande partito, perché è con il loro aiuto che porteremo a termine positivamente la nostra sfida: per una Cagliari migliore, solidale, bella e all'avanguardia per quel che riguarda le nuove tecnologie».
Chi vince queste elezioni?
«Vincerà il nostro progetto, perché è l'unico serio e concreto che può davvero far ripartire sviluppo e lavoro. Vincerà la Cagliari che si vuole bene e scommette su uno sviluppo moderno e a misura d'uomo».
Anthony Muroni