PORTO CANALE. Il demanio apre uno spiraglio sui 76 ettari contesi
Verso la concessione, ma non tutti accettano
Vedi la foto Una soluzione in teoria c'è, anche se sarebbe provvisoria: dare i terreni in concessione alle aziende in attesa della definizione del contenzioso giudiziario sulla proprietà. Una soluzione già emersa ad agosto 2010 ma mai concretizzata. Ieri l'Agenzia del demanio ha riproposto il compromesso. La Grendi si è detta d'accordo, le altre tre società che hanno acquistato dal Cacip le aree portuali che poi l'anno scorso sono state demanializzate hanno detto no.
FUMATA BIANCA L'esito del Comitato interassessoriale per le emergenze convocato ieri dall'assessore regionale alla Programmazione Giorgio La Spisa non ha portato altri risultati. Né, forse poteva portarli visto che lo Stato resta convinto di avere la legittima proprietà dei circa 76 ettari di terreni tra Giorgino e il porto canale che il Cacip, ritenendo che siano suoi, nel 2008 ha venduto alle quattro aziende: Grendi, Nuova Saci, Fradelloni e Cincotta. Che in quelle aree hanno investito complessivamente quasi 20 milioni per realizzare le sedi logistiche delle loro aziende. Solo Grendi, tuttavia, ha avviato la costruzione di un capannone da dieci milioni di euro. Ed è per questo che Antonio Musso, amministratore delegato dell'azienda che si occupa di trasporti e distribuzione, si è detto disponibile alla concessione. Alla quale si oppongono l'Autorità portuale e la Capitaneria che sostengono, in forza di un parere dell'Avvocatura dello Stato, che non si può dare una concessione ad aziende che sono in causa contro lo Stato. Diverso il parere dell'Agenzia del demanio: siccome l'acquisto delle aree è avvenuto in buona fede, ci sono gli estremi per concedere le aree.
«SALVARE LE AZIENDE» Del resto era proprio questo che voleva la Regione: trovare una soluzione perché le imprese non rischino il tracollo. «Il nostro interesse è favorire lo sviluppo delle attività produttive nell'area portuale», ha detto La Spisa al termine dell'incontro. «E non potremmo fare altro perché non abbiamo l'autorità per poter intervenire nel merito della questione che è attualmente al vaglio dei giudici. Nel corso dell'incontro», ha aggiunto l'assessore alla Programmazione, «è emersa la possibilità di una soluzione provvisoria che alcune autorità statali hanno ritenuto legittima, per la quale, entro pochi giorni, attraverso l'apertura di un tavolo tecnico, sarà valutata la praticabilità». Per Musso è un sacrificio, «ma non c'è alternativa per far ripartire la nostra azienda che ha anticipato oltre cinque milioni di euro e che a causa del blocco dei lavori ha perso alcuni importanti contratti».
Fabio Manca