Via dopo dieci anni. Ultime fatiche su Poetto e anfiteatro
IL PORTO «La mia battaglia per abbattere il muro»
STEFANO AMBU
CAGLIARI. Il passato è il decennio trascorso alla guida del Comune. Il futuro non sarà da presidente della Regione.«Sono indisponibile», dice Emilio Floris nella conferenza stampa di bilancio, e congedo, dell’ultimo quinquennio. Autorità portuale? «Mi piacerebbe - risponde sorridendo - ma non so se sarei un buon presidente. E’ un ruolo legato allo Stato e io sarei più portato allo sviluppo del territorio». Assessore? Molti dubbi. Parlamentare? «Interessante, ma in un momento come questo aspettare due anni è difficile. Certo, mi piacerebbe che questa esperienza di dieci anni si possa mettere a frutto. Come, non lo so: non sono uno abituato a sgomitare». E allora? Pausa di riflessione. «E ci sono anche alternative imprenditoriali». Futuro, ma anche ultimi giorni di cose da fare e problemi da risolvere prima di lasciare il posto al successore. Poetto: ordinanza sì o ordinanza no? «Spero che prevalga il buon senso: un differimento degli interventi sui chioschetti a fine stagione sarebbe la soluzione migliore non solo per le attività commerciali, ma soprattutto per l’interesse di tutta la collettività. Nessuno vuole discutere i provvedimenti di altre istituzioni». Altra stagione estiva, ma il discorso si sposta dal mare all’Anfiteatro: «L’incolumità degli spettatori - dice Floris - è una prerogativa del Comune. E c’è una verifica in corso. Visto che entro l’anno non si può smontare, tanto vale utilizzarlo. Non vedo bene un’arena da cinquecento posti: potrebbe durare un’estate, ma poi compagnie e organizzazioni non riconferberebbero gli appuntamenti. Piuttosto si deve lavorare per l’intero compendio. Anfiteatro sì, ma anche Ospedale Civile, Orto Botanico, Orto dei Cappuccini».Porto nel cuore: nel riepilogone di fine mandato ricorda Terramaini, Vetreria, spazi verdi ritrovati, Parco della musica e tante oltre opere («gli uffici hanno iniziato a contarle alle 8.30 e alle 21 non avevano ancora finito»), ma al sindaco piace ricordare un episodio. «Eravamo abituati a una Cagliari città di mare - ha detto - ma non sul mare. Ricordo quando abbiamo buttato giù il muro tra il molo Garau e il molo Ichnusa. Tanti mi avevano scoraggiato, ma sono andato avanti. All’inizio con gli ammiragli era scontro. Poi confronto. E alla fine intesa». Dal porto vecchio a quello industriale: un appello alla Regione più grande di un container: «Sì - dice - la Regione deve interagire con i comuni e fare marketing per lanciare il porto industriale. Andare in Cina o in America a chiedere: perchè non allocate le vostre merci da noi?». Ancora futuro: «Cagliari deve guardare al terziario avanzato, al turismo. Una capitale del Mediterraneo? Sempre valido. La mia idea è una città da quattrocentomila abitanti».