EVENTI. Al Teatro Lirico, alle 21, l'attesissimo concerto della più celebre band italiana
Di Cioccio, Mussida, Djivas: non soltanto la Buona Novella
Sire, maestà
riverenti come sempre
siam tutti qua
Sire, siamo noi
il poeta, l'assassino
e sua santità
Tutti fedeli amici tuoi
(il banchetto, pfm, 1972)
Nessuno prima e nessuno dopo: già il nome è di una bellezza rara, era un vecchio forno di Chiari, in provincia di Brescia, dov'è nato uno dei fondatori, Mauro Pagani. La Premiata Forneria Marconi è un gruppo che non né ha padri né figli, se non tutte quelle gocce del cosiddetto oceano del “progressive” che avevano invaso l'Europa (e un po' meno anche l'Italia) all'alba degli anni Settanta. Quaranta e passa anni dopo, Franz Di Cioccio (Pratola Peligna, L'Aquila, 1946, batteria), Franco Mussida (Milano, 1947, chitarra) e Patrick Djivas (Cannes, Francia, 1947, basso) sono ancora lì e Cagliari potrà riabbracciarli (Teatro Lirico, domani, ore 21), magari un po' meno furiosamente di quando - forse nel 1974 - dentro e fuori il Teatro Massimo ne successero di tutti i colori perché allora era usanza, quasi un obbligo, cercare di entrare gratis e la commozione dei fan era stata accesa dai lacrimogeni delle forze dell'ordine. Ma erano anarchici, non portoghesi.
La scaletta della kermesse di venerdì notte è già scritta: il primo tempo sarà la riedizione di uno dei capolavori della musica italiana, La Buona Novella di Fabrizio De André, loro affezionatissimo compagno di avventure, il secondo sarà invece un tuffo in quel passato così attuale scandito da brani che hanno sfondato i confini dell'Italia e anche quelli della storia. Impressioni di settembre , tanto per dirne uno, musica di Pagani e Mussida, parole del grande Mogol che ha imbevuto la sua pregiata penna anche in questo calamaio: un brano per il quale varrà la pena esserci, suonassero soltanto quello, e dire poi arrivederci e tante grazie. È stato quello il brano di un gruppo che prima si chiamava Quelli, nato per dimostrare che anche l'Italia non era soltanto un paesino di confine del rock progressivo e che oltre alle vene melodiche e alle splendide ballate acustiche dei cantautori politicizzati, ci poteva essere ben altro, non troppo dissimile da quel che avveniva oltre il canale della Manica, in quegli anni davvero molto stretto. E che dire della inquietante attualità di brani come Il banchetto che trentanove anni fa sembrava anticipare temi molto attuali di devota sudditanza, non della cosiddetta povera gente ma delle classi abbienti verso il sire, chiunque esso sia, eletto dal signore o scelto dal popolo.
Il battesimo di Di Cioccio-Mussida (eccezionali strumentisti, Di Cioccio ha anche una bella voce) è datato 1964 con i Black Devils, i diavoli rossi, ed è soltanto il primo atto di una lunga camminata che non sembra volere finire mai e poi mai: diventeranno Grifoni e con loro avrebbe fatto un passaggio come voce Teo Teocoli, sì proprio lui, il grande Teo.
Beh, in quegli anni d'oro che iniettavano in tutto il mondo le note irripetibili di gruppi come Nice, Genesis, Pink Floyd, Gentle Giant, in Italia non c'era soltanto la Premiata Forneria Marconi, non sarebbe stato possibile: era la stagione degli Area di Demetrio Stratos, del Banco del Mutuo Soccorso della superba voce del frontman nativo di Siniscola Francesco Di Giacomo, forse anche delle Orme e dei New Trolls, un po' più pop e un po' meno sofisticati e aristocratici. Ma nessuno ha saputo sopravvivere quanto la Pfm: per il più banale dei motivi, i ragazzi suonano divinamente e hanno saputo scrivere ottime canzoni e sono poi talmente bravi che soltanto loro potevano forse rivisitare De André senza danneggiarlo, anzi elevandone la cifra musicale, già elevata, grazie anche a un ottimo lavoro di arrangiamento.
La Buona Novella è quella dei vangeli apocrifi (non proprio riconosciuti dalla Chiesa) che De André e i Quelli realizzarono quarant'anni fa prima che nascesse la Pfm, gruppo per il quale la carriera non è certo stata come il loro primo album, la semplice Storia di un minuto . E se è solo un minuto, beh, è sicuramente il più lungo e il più bello della musica pop. Non solo italiana.
Nando Mura