Lo scorso anno l’esordio fu con una performance teatrale che verrà riproposta anche oggi
All’ex Vetreria di Pirri una «tre giorni» ideata dal Servizio Diabetologia
CAGLIARI. Se non fosse un medico affermato e con un bel po’ di primavere alle spalle, verrebbe spontaneo domandargli cosa vuol fare da grande. In senso positivo, intendiamoci. Perché lui, Luciano Carboni, responsabile del Servizio di Diabetologia dell’ospedale Santissima Trinità, di cose ne fa già tante. E non per mero diletto personale (fatto salvo l’aspetto sportivo, più precisamente calcistico).
Bensì nell’ottica di quella che per questo medico di rara sensibilità umana appare come - non sembri una definizione azzardata perché non lo è - una vera e propria missione.
Nell’esclusivo interesse dei “suoi” pazienti, che sono poi quelli che quotidianamente affollano la Diabetologia (che magari meriterebbe ben altra collocazione logistica), dove il «dottor Luciano», i suoi colleghi e il personale paramedico si fanno in quattro per venire incontro ai pazienti.
Incredibile ma vero! Sì, perché non tutto e non sempre è malasanità.
In questo caso però di Luciano Carboni vale la pena parlarne per la sua attività extra professionale, anche se è del tutto improprio definirla così, perché ogni cosa che lui fa va ad intersecarsi nei meandri forse meno noti di quella subdola e silenziosa malattia qual è il diabete.
Ecco quindi che dopo aver abbracciato ormai da tempo la filosofia terapeutica del professor Jean Philippe Assal, svizzero di Ginevra, il «dottor Luciano», così come aveva già fatto lo scorso anno, si spoglia del suo bravo camice bianco (che in verità non porta quasi mai) per indossare gli estemporanei panni del regista teatrale e stavolta anche quello, per quanto virtuale, del gallerista d’arte.
Ma a questo punto, per capire, bisogna addentrarsi nei dettagli della seconda edizione di una “tre giorni” - ovvero oggi, domani e sabato - che vivacizzerà le sale dell’ex Vetreria di Pirri, in via Italia.
Chiariamolo subito: non si sta parlando di spettacolo per far botteghino, né di mostra di pittura allestita per vendere quadri.
Nulla di tutto ciò. Infatti, in collaborazione con “Cada die Teatro” e grazie alla partecipazione diretta della Fondazione Banco di Sardegna (che sostiene economicamente parte dell’iniziativa) Luciano Carboni porterà sul palco sei dei suoi pazienti-attori, che diventeranno autori, sceneggiatori, registi e poi spettatori di una loro piccola grande storia; mentre altri dieci si cimenteranno con tele, pennelli e colori, realizzando dipinti che siano d’aiuto per il loro percorso di vita.
Sei pazienti-attori che non necessariamente proporranno una pièce teatrale, ma piuttosto racconteranno, diciamo pure così, cosa significa essere diabetici e soprattutto come convivere con questa malattia, affrontandola e combattendola non solo con i farmaci e un’edeguata alimentazione, ma anche con queste forme di “terapia alternativa” sotto i riflettori e con i pennelli in mano.
In altre parole, seguendo la strada tracciata da Jean Philippe Assal (deus ex machina della Fondazione “Educazione e Ricerca”, precursore assoluto di questa singolare ma pare molto efficace strategia terapeutica e che sarà presente alla “tre giorni” insieme ai colleghi ginevrini Benedetta Barabino, Luc Marelli e Tiziana Assal e la romana Giovanna Carrassi) Luciano Carboni sembra aver scommesso con se stesso nella riuscita di questo metodo collaterale di cura.
Che se viene unito alla disponibilità e alla modestia del «dottor Luciano» non può che funzionare al meglio.