Tra gli imputati l’ex sovrintendente Vincenzo Santoni l’archeologa Salvi e il dirigente comunale Zoccheddu
CAGLIARI. I sette imputati sul fronte penale dell’inchiesta su Tuvixeddu non hanno chiesto riti alternativi: nessuno è disposto a patteggiare e nessuno andrà all’eventuale abbreviato. Ieri però le eccezioni arrivate dalla difesa hanno costretto il gup Cristina Ornano a rinviare all’11 maggio la discussione e la decisione sul rinvio a giudizio richiesto dal pubblico ministero Daniele Caria. Fra gli imputati l’ex sovrintendente ai beni archeologici Vincenzo Santoni, accusato di falso ideologico e abuso d’ufficio.
La vicenda è nota: per la realizzazione di muraglioni difformi dal progetto attorno all’area sepolcrale sono imputati di falso l’archeologa che doveva vigilare sui lavori Donatella Salvi, il dirigente comunale per l’area gestione del territorio Paolo Zoccheddu, l’ingegnere del servizio pianificazione del territorio Giancarlo Manis, gli imprenditori edili Raimondo Cocco e Luciano Muscas, il direttore dei lavori Fabio Angius. Santoni è finito davanti al giudice per la vicenda dei vincoli per notevole interesse pubblico che la giunta Soru aveva imposto sull’area del colle: il sovrintendente, che faceva parte di diritto della commissione regionale per il paesaggio, avrebbe attestato falsamente nella seduta del 21 febbraio 2007 che tutte le sepolture scoperte dopo il 1997 si trovavano all’interno dell’area vincolata. Santoni fu il solo a votare contro la nuova tutela di Tuvixeddu nonostante la figlia Valeria fosse stata assunta dalla Nuova Iniziative Coimpresa, titolare del progetto edificatorio che l’iniziativa del governo regionale metteva in forse. Santoni è poi accusato insieme alla collega Salvi di aver autorizzato la costruzione di un complesso edilizio su viale Sant’Avendrace, quello dell’impresa Cocco, nonostante il progetto oscurasse la visibilità e la conservazione di una parte della necropoli punico-romana. La Salvi con Cocco e Angius sono accusati anche di aver omesso provvedimenti per impedire la costruzione di opere abusive. A presentare le eccezioni sono stati gli avvocati Benedetto Ballero e Michele Loy: per Ballero i forestali che hanno condotto le indagini non avrebbero la qualifica di polizia giudiziaria, Loy ha sostenuto che la notifica del procedimento doveva essere indirizzata al ministero dei beni culturali e non alla direzione regionale. (m.l)