Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il varietà al tempo del reality

Fonte: L'Unione Sarda
26 aprile 2011

La Laurito il 29 e il 30 in scena all'auditorium del Conservatorio di Cagliari

La sfida brillante di Marisa
“Tutti insieme abbondantemente”: show antivolgarità
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Ieri in tv c'era il varietà, oggi ci sono i reality. Nel 1913 il vate del futurismo Filippo Tommaso Marinetti esaltava il teatro di Varietà come “sintesi di tutto ciò che l'umanità ha raffinato finora nei propri nervi per divertirsi ridendo del dolore materiale e morale” e oggi - come ieri, ma per ragioni diverse - per vederne uno dovrebbe sperare in un cartellone generoso.
Ecco che debutta proprio a Cagliari la tournée di “Show! Tutti insieme abbondantemente”, spettacolo di Maurisa Laurito che in due serate - venerdì 29 e sabato 30 prossimi all'Auditorium del Conservatorio - riporta in scena “il varietà come quello di una volta”. Organizzato col contributo degli assessorati alla Cultura di Comune, Provincia e Regione dall'associazione “La Via del collegio” e parte del festival “La musica che gira intorno”, nello show l'attrice napoletana sprizza tutta la sua verve di performer e attrice: boutades, gags, canti, balli, aneddoti, racconti, dialoghi, improvvisazioni, brani inediti e citazioni in un mix energico e divertente. Complici sul palco l'attore Giulio Farnese , otto orchestrali di peso, non solo artistico (“The Kiavich Orchéstra” diretta dal maestro Fabrizio Romano), di quattro cantanti-ballerine pure loro in carne (“The Pagnottelle Ballet”) e i frizzi del “Duo Baguette”, sorta di fantasisti di vecchia scuola. Eccola con l'inconfondibile “erre” arrotata raccontare una vita di cinema, tv, teatro.
Perché il varietà?
«Perché è un omaggio a un genere molto amato e per festeggiare i miei 35 anni di carriera. La trama è esile: un produttore mi propone di seguire il moderno trash, per avere soldi e successo facili. Ma dovrà cedere al teatro vero. La trama è un pretesto per attraversare varie epoche, citando e raccontando, la grande arte del varietà ».
Un tempo il genere andava in tv...
«Oggi invece ci sono i reality perché le produzioni preferiscono questo. Non credo sia solo perché costano meno: che tutto si è molto involgarito».
Il teatro è il primo amore?
«Il teatro è la mamma. Io non l'ho mai abbandonato perché è un banco di prova, una palestra, un continuo imparare e mettersi in gioco. Si torna sempre al teatro. Io anche quando ho avuto i grandi successi in televisione ogni due anni mettevo in piedi uno spettacolo teatrale».
Ha cominciato con Eduardo. Che ricordo ha di lui?
«Mi ha insegnato la sacralità del teatro. Uno degli autori più importanti del'900: un maestro, un uomo di grande rispetto e passione, tanto appassionato di questo mestiere al punto che vedeva solo il lavoro».
Ma è vero che era un po' burbero?
«Diciamo di sì, ma solo perché amando da morire quello che faceva pretendeva molto. La serietà per esempio. Pensi che fuori dal camerino aveva sempre una piccola scrivania con sopra un libro dove gli attori firmando segnavano la loro ora di arrivo alle prove. E se sgarravano, su qualsiasi cosa, venivano multati. Altri tempi, quando la professionalità era tutto. Anche perché in mancanza di questa è facile scivolare e da attore trasformarsi in un guitto».
Altri maestri?
«Tanti. Per la tv Arbore. Poi Manfredi, Corbucci, Loy, Festa Campanile, Steno, Celentano, Banderas. Lavorare con dei grandi è stata una grande fortuna che mi ha consentito di imparare tanto».
Ha rimpianti?
«No, tutto quello che ho fatto l'ho fatto scegliendo e con grande determinazione. Anche quando ho fatto errori non mi sono capitati ma sono state scelte precise».
Desideri?
«Continuare a fare questo mestiere con dignità e rigore come ho fatto finora. Non è un bel periodo per via della crisi e dei tagli allo spettacolo e alla cultura. Speriamo passi».
Quanto aiuta il palcoscenico?
«Molto. Quando si arriva sul palcoscenico e si porta in scena tutto l'impegno, il sacrificio e la passione e si crea quel feeling con il pubblico, è normale pensare che si sta facendo esattamente quello che si è sempre voluto fare e che si vuole ancora fare. Questo è un vero regalo».
Perchè non abita più a Napoli?
«Abito da 40 anni a Roma perché bisogna stare nei posti dove le cose succedono. Per lo spettacolo sono Roma o Milano. Altrove, che so, New York, Madrid, Londra. Come si dice? Bisogna andare a pescare dove c'è il pesce altrimenti non si prende niente».
Giuseppe Cadeddu