I vincoli alla spesa e la necessità di incassare generano nuovi tributi
Dalla nettezza urbana alle case per anziani, dall’affitto degli impianti sportivi ai parcheggi: così i Comuni tirano avanti
ALFREDO FRANCHINI
CAGLIARI. Che fatica fare il sindaco in Sardegna. Primi cittadini a parole, stretti tra due fuochi: i vincoli alla spesa e la necessità di assicurare i servizi ai propri concittadini. Con la sensazione di essere stati abbandonati a un federalismo «fai da te» perché sinora sono stati approvati quattro decreti legislativi sugli otto previsti e già da subito molti Comuni devono decidere se «ritoccare» o meno l’addizionale Irpef. Sindaci di frontiera in una regione fatta prevalentemente da piccolissimi Comuni dove, proprio lì, si è perso il conto degli attentati subiti dagli amministratori. Il peccato originale, prima dell’introduzione dei primi decreti sul federalismo, sta nelle leggi Finanziarie che hanno apportato tagli consistenti alla finanza dei Comuni; un taglio di un sesto rispetto alle già scarse risorse a disposizioni dei sindaci. Poi l’abolizione dell’Ici, la tassa più federalista che esistesse, ha spianato la strada a nuovi tributi come l’Imu e la cedolare secca sugli affitti.
Il presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni, Tore Cherchi, ha spiegato che «dei tagli ne risentono in modo particolari i piccoli Comuni dell’isola», quelli che hanno una capacità di autonomia finanziaria inferiore, «e che sono la prima impresa di tutto il territorio». Ora la fotografia è sconsolante: non potendo aumentare le addizionali Irpef, i sindaci hanno raschiato il fondo del barile facendo pagare più cari i servizi per il ritiro della nettezza urbana, gli asili, i parcheggi. Il quotidiano Il Sole 24 Ore ha pubblicato un’elaborazione dei dati del ministero per quanto riguarda le principali voci di entrate tributarie. La Tarsu è la tassa su cui tutti i Comuni hanno scaricato la necessità di reperire risorse e ha prodotto un gettito pari a 4,786 miliardi di euro con un aumento percentuale del 15,8 in campo nazionale e del 7,4 nell’isola. In Sardegna il gettito fiscale supera il miliardo di euro; l’Irap vale 637 milioni e l’addizionale regionale Irpef 145. L’Ici ha pesato per 170 milioni e l’addizionale comunale 55. Cagliari si piazza al quarto posto per l’alta tassazione inferta ai cittadini che pagano 230 euro a testa per la Tarsu, la tassa sui rifiuti che porta nelle casse del Comune più di 36 milioni di euro. Al Comune di Nuoro frutta 5 milioni 741mila euro e significa che i nuoresi pagano in media 157,7 euro per la raccolta dei rifiuti; va un po’ meglio agli oristanesi che spendono 138 euro facendo incassare al Comune 4 milioni 449mila euro. Gli asili pubblici sono talmente pochi in Sardegna che nelle prime cinquanta città figura solo Nuoro che incassa 328.778 euro (costo pro capire 270 euro).
Tolta la partita dei rifiuti, i cui aumenti progressivi hanno fatto infuriare gli abitanti di Olbia, molti sindaci per sopravvivere al meglio hanno fatto lievitare i canoni di locazione degli impianti sportivi ma anche delle mense, del trasporto scolastico, delle case per anziani, i parcheggi. Servizi - secondo il «Sole» - decisamente più cari per i sassaresi, che hanno lasciato nelle casse municipali 7 milioni 859mila euro: ma il Comune spiega che sono stati registrati come «altri servizi» crediti relativi alla Tarsu 2009. Anche il Comune di Nuoro si è visto costretto ad aumentare il costo di questi servizi facendo pagare ai suoi residenti circa 26 euro. I cagliaritani, già salassati con la Tarsu, spendono per asili, trasporto scolastico e case per anziani una media di 19,1 euro. «Diciamo che per ora i nostri Comuni se la cavano abbastanza bene», afferma Umberto Oppus, direttore dell’Anci Sardegna. E questo in virtù di due elementi. Spiega Oppus: «Da una parte il Fondo unico istituito dalla Regione è risultato di vitale importanza (tanto che in Sardegna la pressione fiscale è tra le più basse d’Italia), e dall’altra c’è la capacità dei sindaci ad essere oculati». La nota negativa è che di fronte a tributi tra i più bassi d’Italia anche i servizi ai cittadini e alle imprese sono inferiori. «A livello nazionale c’è un dibattito pericoloso attorno alle Regioni speciali», afferma Umberto Oppus, «ma la questione dell’insularità, riconosciuta dal Trattato di Amsterdam, ha un valore ed è un elemento da tenere in conto. La Sardegna ha una densità tipica delle zone montane, è evidente che i servizi di determinati Comuni siano più onerosi». E per risolvere questa questione la soluzione sembrerebbe quasi obbligata: privilegiare i Consorzi dei Comuni per fare in modo che il costo dei servizi venga ottimizzato.