Un letto di bottiglie di birra nella camera mortuaria, cavi elettrici e tubi rotti nelle sale operatorie al primo piano
Viaggio nell'ex Marino, ormai monumento al degrado
In una stanza ci sono anche i segni di un principio di incendio: la plastica che ricopre il muro si è sciolta e il soffitto è annerito. Le vecchie sale operatorie sono state devastate dai vandali.
La camera mortuaria del sottopiano è diventata un rifugio notturno per ragazzi annoiati: bottiglie di birra e brick di tavernello accumulati in tutti gli angoli, sacchetti di patatine lasciati a metà, in mezzo ai calcinacci e alla polvere di vent'anni d'abbandono.
Per entrare nei corridoi dell'ex ospedale Marino basta scavalcare il davanzale di una delle tante finestre murate e riaperte nel tempo con martellate e calci. Le reti metalliche che circondano la struttura, da qualche anno sono state abbattute e aperte in diversi punti. L'ingresso più comodo è quello del primo piano, sui balconi mangiati dalla salsedine e dal vento e resi accessibili dalla duna di sabbia - fine e chiara, a dispetto del ripascimento - che si è formata sul lato della spiaggia e che porta direttamente alle ex stanze di degenza con vista sul mare. Dove un cartello («È fatto divieto di sostare e transitare alle persone non addette») ricorda che fin li non sarebbe meglio non arrivare.
L'INGRESSO Pochi secondi per consentire agli occhi di adattarsi alla mancanza di luce (qualcuno di più, invece, per abituarsi all'odore di urina stantia) e il tour può cominciare. Lo stesso giro fatto dai bambini in cerca di un'emozione più forte della giornata al mare in compagnia di mamma e papà, o dai gruppi di adolescenti che utilizzano le vecchie camere del tubercolosario per fumare uno spinello senza troppi problemi.
Il corridoio segue la forma a boomerang dell'edificio, nato nel 1937 come colonia per i ragazzi ai tempi del fascismo: sui muri ora ci sono scritte e dediche che si sono sovrapposte da quando, nel 1988, dall'edificio sono spariti definitivamente bisturi e lettini. «La quinta A è stata qui», oppure un sempreverde «Richi e Mari forever», per arrivare al più attuale (data: 6 agosto 2008): «Anche io posso dire di essermi drogata qui». Le vecchie sale operatorie sono state devastate dai vandali: i manicotti dell'ossigeno sradicati dai muri, le porte dei bagni divelte, le serrande di legno sfondate. In una stanza ci sono anche i segni di un principio di incendio: la plastica che ricopre il muro si è sciolta e il soffitto è annerito.
PRIMO PIANO Per salire basta prendere la rampa che gira attorno all'ascensore, fermo al piano terra. Qui la luce non manca: le finestre sono aperte e lasciano intravedere il profilo morbido delle Sella del Diavolo da una parte e l'ippodromo e e le saline dall'altra.
Delle vecchie sale operatorie sono rimasti solo i lavandini metallici e i bagni dei medici. I vetri rotti delle finestre sono diventati un tappeto su cui camminare. E poi termosifoni, tubi rotti, quadri elettrici con i fili che escono in direzioni diverse, come tanti rami. Ma il pezzo forte di un vecchio ospedale che in un'altra vita vorrebbe diventare un centro benessere è sopra: la terrazza sul tetto. Dove si può ammirare un panorama mozzafiato, in contrasto con lo stato d'abbandono dell'ex Colonia Dux . Qui il maestrale sta grattugiando il cemento armato, riportando in vista i tondini di ferro.
FUTURO CONTROVENTO E renderà ancora più difficili i lavori di conversione dell'ospedale - se mai inizieranno - in una beauty farm. Cioè quelli decisi dopo un'enciclopedia di idee che si sono rincorse negli anni (casinò, albergo a cinque stelle, museo del mare, tanto per citarne alcuni) e aggiudicati in una gara bandita dalla Regione.
Piscine, vasche per la thalassoterapia, camere di lusso: una ristrutturazione che dovrebbe costare 15 milioni di euro. Questo è il progetto dell'associazione di imprese formata dalle Sa&Go (di Angelo Cerina e Sergio Porcedda, proprietario dello stabilimento balneare), San Maurizio (un centro benessere piemontese) e Policlinico città di Quartu. Un cammino che è stato ostacolato nel frattempo da ricorsi al Tar (del secondo classificato nella gara, poi respinto dai giudici amministrativi), vincoli della Soprintendenza e le richieste del Demanio, proprietario della dependance che ospitava il pronto soccorso e la chirurgia d'urgenza. Il risultato? Tutto fermo. E l'ospedale, nel frattempo, continua a sgretolarsi.
MICHELE RUFFI
20/08/2008