Ma il presidente replica: «Nessuna valutazione professionale Ora però sarà la commissione deontologica a dire chi ha ragione»
Ma un comitato aveva definito l’opera «una piazza porcata»
CAGLIARI. L’architetta Fernanda Gavaudò, ideatrice della vasca a luci verdi che ha preso il posto di piazzetta Maxia, ha diffidato con una raccomandata il presidente dell’ordine degli architetti Tullio Angius, colpevole di aver preso le distanze dal suo progetto in un’intervista con la Nuova Sardegna. Angius non ha espresso alcun giudizio sull’opera della Gavaudò, ma aver risposto alla domanda del cronista con le parole «a lei non piace, ma il punto è un’altro» è bastato a scatenare la reazione durissima della professionista, che accusa Angius di aver violato le norme del codice deontologico e di averle negato la solidarietà dell’Ordine.
L’architetta si dichiara offesa, diffida Angius «dall’abusare del suo ruolo istituzionale» e chiede scuse pubbliche da diffondere fra tutti gli iscritti all’Ordine. La nota, che richiama con precisione le norme deontologiche che Angius avrebbe violato, è indirizzata anche al sindaco, alla giunta comunale e ad alcuni dirigenti fra cui quello al verde pubblico, Claudio Papoff. Pacatissima la risposta di Angius, trasmessa agli stessi destinatari indicati dalla collega: «Credo di aver chiarito, nella stessa intervista, di non voler entrare nel merito del giudizio sul progetto - scrive il presidente degli architetti - mentre la disapporvazione che ho espresso è per la strada seguita dal Comune, che non ha messo in essere tutto quanto in suo potere per realizzare un’opera accettata e condivisa dai cittadini e pertanto da loro apprezzata». Fra l’altro l’architetta Gavaudò fa riferimento «alla pungente e continuativa critica della stampa locale circa la piazzetta Maxia» per la quale sperava di ricevere «dall’Ordine professionale una qualche solidarietà atteso che, al di là dei giudizi di merito, l’opera non presenta alcun difetto tecnico». In realtà le critiche al progetto non sono arrivate dalla stampa, che le ha solo registrate, ma dai cittadini del quartiere: non appena i lavori sono cominciati ed è stato chiaro quale sarebbe stato l’aspetto finale della piazza è nata una sorta di sollevazione spontanea insieme a un comitato detsinato a difendere il rione dal progetto della Gavaudò. Lo spazio ideato dall’architetta è stato definito «piazza porcata» ed è sufficiente aprire le pagine facebook del comitato per trovare conferma di un giudizio diventato generale. Dopo le luci verdi e le altre amenità realizzate a spese pubbliche, ci hanno pensato i soliti vandali a rendere oggettivo il malcontento del quartiere imbrattando il vascone interrato firmato dalla Gavaudò con materiali di origine tutt’altro che nobile. Un affronto pubblico del tutto esterno alle valutazioni dell’Ordine degli Architetti che - scrive il presidente Angius nella sua nota di risposta - non opera come un sindacato, ovvero non difende l’iscritto per principio, nè plaude nè disapprova il suo operato se non entro i limiti imposti dal codice deontologico». Angius chiude la nota annunciando che si rivolgerà alla commissione deontologica dell’Ordine per «un parere sull’intera vicenda, sugli articoli apparsi sui giornali, sulla sua lettera e su questa risposta». (m.l)