Arte nel nome del Buddha e dei diritti umani
Rhula , il “cercatore della verità”, vide per la prima volta suo padre Siddharta all'età di sette anni. «Dammi la mia eredità» disse a colui che aveva abbandonato la reggia e la famiglia per divenire il Buddha, “colui che si è risvegliato”. Il piccolo principe, il cui nome significa “catena”, è rappresentato stretto al fianco di sua madre Yasodhara, nella bella scultura in tek che è uno dei pregevoli oggetti della collezione di arte birmana allestita da ieri, in permanenza, nelle sale del Museo d'arte Siamese Stefano Cardu.
Il suo proprietario, Silvio Canese, ha scelto Cagliari come sede delle opere di una raccolta appartenuta a Antonio Gallo, già console vicario a Myanmar e oggi console a Gedda. «Ho avuto la sensazione che i miei oggetti abbiano in un certo modo deciso di venire qui. Ogni volta che si decideva per una destinazione diversa , intoppi e complicazioni impedivano il viaggio. Qui, in questa città di mare, mi sembra che stiano bene , che si sia una specie di affinità naturale». L'itinerario espositivo curato al Cardu con grande eleganza dai Musei Civici col contributo della Fondazione Banco di Sardegna, inizia da quattro policrome statue che raffigurano i Nat. Spiriti della natura, due uomini e due donne, con in mano le spade e un'anfora sul capo, che simboleggiano persone realmente vissute. Sono tutti in fila per uno, invece, i quattro monaci (ad altezza decrescente ) che seguono il Buddha con nelle mani le ciotole per le offerte. L'Illuminato che nacque senza dolore in un bosco e parlò dopo i primi sette passi condotti sui fiori di loto, è rappresentato in parecchi esemplari: in piedi o seduto , ha decorazioni in lacca, in oro, in argento, in stucco dipinto, in alabastro, in pasta vitrea. Due gruppi in calcite lo ritraggono nella scena della gara con l'arco e assiso in trono attorniato dai suoi seguaci. Un cubetto trasparente, molto discreto, aiuta i visitatori a distinguere le opere della Collezione Sanese da quelle donate a Cagliari da Stefano Cardu nel 1914. Un'indubbia armonia, a legarle.
Sono posati accanto ai libri miniati siamesi, i libri birmani conservati in sacchetti di seta e velluto, da riporre in una cassa fatta di legno intarsiato e interrotta da una piccola apertura per l'introduzione dei testi. Brillanti , i leggeri ventagli cerimoniali sono in contiguità coi panciuti vasi in bambù finemente lavorati risalenti al secolo XIX, epoca Mandalay. È dedicata a Aung San Suu Kyi, al suo sorriso ritrovato, l'esposizione che salda due popoli e due culture. È esplicitato nel titolo della mostra, l'omaggio alla leader del movimento non violento birmano, premio Nobel per la Pace nel 1991. Figlia di un generale che fu a capo del Partito Comunista e di un'ambasciatrice, ha studiato a Oxford, si è laureata in Filosofia, Scienze Politiche ed Economia ed è stata agli arresti domiciliari per venti anni. A lei, creatura sottile e delicata, simbolo della resistenza alla dittatura, gli U2 hanno dedicato un brano intitolato “Walk On”.
Ottima intuizione degli organizzatori, accostare una personalità contemporanea ai manufatti testimoni della spiritualità buddista. Siddharta Gautama era erede di una dinastia guerriera, i Sakya.Abbandonò il suo regno di notte, a dorso di un cavallo . Percorse la valle del Gange, fondando comunità monastiche che accoglievano tutti, anche gli intoccabili e le donne. A trentacinque anni, sotto un albero di fico, raggiunse il nirvana. Ossia la libertà dal desiderio e anche dal dolore. Il suo percorso è sintetizzato al Museo Cardu con opere che si impongono per la bellezza e che nei loro tratti terreni sono comprensibili anche a noi rozzi occidentali. Sono state sottratte all'abbandono e alla loro probabile distruzione, ha precisato Silvio Canese. L'arte antica della Birmania, che avuto il suo apogeo- dicono gli studiosi- durante il Regno Pagan (IX -XIII sec.) e rivela influenze indiane e singalesi, è andata quasi completamente perduta. «Siamo felici e onorati di ospitare una selezione di tale qualità», ha affermato la sera dell'inaugurazione il direttore dei Musei Civici Anna Maria Montaldo, affiancata dai vertici dell'assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari. A seguire, aperitivo in tema e la musica di Enrico Di Felice e Roberto Pellegrini.
ALESSANDRA MENESINI