L'ex assessore definisce Minoja un «tronista» e attacca la relazione
Marchi: sull'Anfiteatro solo sciocchezze
Vedi tutte le 2 foto La possibilità che le tribune di legno dell'Anfiteatro abbiano problemi di stabilità «è una sciocchezza inaudita». Giampaolo Marchi, docente della facoltà di ingegneria e ex assessore all'Urbanistica, è notoriamente allergico ai giri di parole. E dopo aver letto la relazione degli ispettori dell'Istituto superiore conservazione e restauro, commenta: «L'obiettivo di quel lavoro non è la tutela del monumento. Non c'è una riga sulla condizione dell'arena romana. Si parla di alcune fratture ma non si dice se è colpa degli spalti o meno».
SU FACEBOOK Marchi ieri ha pubblicato sul suo profilo del social network Facebook una nota (intitolata “Basta polemiche sull'Anfiteatro”) nella quale attacca la sovrintendenza ai Beni archeologici: «Ogni nuovo sovrintendente che arriva mette in discussione ciò che il suo predecessore ha autorizzato. Se c'è stato il nulla osta per l'installazione delle tribune, significa che la soprintendenza ha ritenuto che l'allestimento non provocasse alcun danno all'archeologia».
LE TRIBUNE La stabilità non sarebbe a rischio, neanche dopo 11 anni: «Chi dice questo allora potrebbe anche ipotizzare che qualsiasi struttura, dopo 20 anni, possa crollare. Se fosse vero bisognerebbe denunciare per tentata strage tutte le commissioni provinciali che fino ad ora, collaudando la struttura, hanno reso possibili gli spettacoli».
«TRONISTA» E allora perché la sovrintendenza ha chiesto l'intervento degli ispettori? Secondo Marchi, il comportamento di Marco Minoja, è simile a quello di un «tronista», che da «ultimo arrivato cerca di imporre il suo punto di vista. Invece nelle amministrazioni dello Stato si deve ragionare secondo la continuità».
LA RISPOSTA DI MINOJA Su questo aspetto Marco Minoja risponde: «Continuità? La sovrintendenza chiede lo smontaggio delle tribune dal 2000, più continuità di così...». E se per Marchi il suo comportamento assomiglia a quello di un “tronista”, lui ribatte: «Io non cerco notorietà, bisogna semplicemente restituire la tutela a un monumento che ne ha bisogno. Scrivo note, dovute, al Comune e agli enti coinvolti». E l'inchiesta della Procura? «Io non ho inviato la relazione a nessuno. La magistratura ha agito autonomamente e ha chiesto alla sovrintendenza alcuni atti».
Michele Ruffi