Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«I precari? Per salvarli più tasse sui titoli»

Fonte: L'Unione Sarda
15 aprile 2011

LE COMUNALI DI CAGLIARI. Oggi Vendola in città per sostenere la candidatura di Zedda: «Sel ha portato un'aria nuova nell'alleanza»


«Dare gambe a una politica nuova». Per il centrosinistra, per la Sardegna, per l'Italia. Nichi Vendola si spoglia dei panni di governatore della Puglia e indossa quelli del leader di partito in vista dell'appuntamento di stasera (appuntamento alle 18, all'hotel Mediterraneo di Cagliari) per sostenere la candidatura di Massimo Zedda a sindaco del capoluogo. Lo fa rivendicando il suo ruolo di pretendente alla guida del centrosinistra italiano, con ricette (soprattutto economiche) di rottura, destinate a far discutere. Come quella, ripescata dal chilometrico programma con il quale Prodi vinse le elezioni del 2006, sulla tassazione delle rendite finanziarie: «Necessaria, per liberare risorse da immettere nel mondo del lavoro».
L'impegno diretto nella campagna cagliaritana è legato al fatto che è un uomo di Sel a guidare la coalizione?
«Per me è un dovere stare vicino a chi sta provando a costruire il nuovo centrosinistra, un argine alla deriva politica e culturale che sta vivendo l'Italia. Il messaggio alle giovani generazioni, nonostante l'immagine dilagante della politica sia quella del mercimonio e dell'affarismo, è che bisogna provare a costruire dei sentieri di buona politica. Sel non vuole egemonizzare la coalizione, non vogliamo divorare gli alleati. Dobbiamo invece far vivere la ricchezza delle differenze e puntare su candidati credibili, riconoscibili».
Cosa conosce di Cagliari?
«Vengo anzitutto per ascoltare. So, ad esempio, che da vent'anni qua governa la destra. E so che la Sardegna fa parte di un sud che oggi rischia una marginalità drammatica. Soprattutto se, a fronte della crisi sociale ed economica, si usano ricette terrificanti come quelle di spingere nuovi cicli di cementificazione selvaggia e tagliare i finanziamenti per cultura, ricerca e innovazione. Tutto questo rappresenta concretamente il contenuto del governo di centrodestra».
Come giudica i due anni di amministrazione del suo collega governatore Cappellacci?
«C'è naturalmente una questione di bon ton, nel rapporto tra presidenti di Regione. Ma non posso che rilevare come la sconfitta di Soru sia stata un colpo al cuore per la Sardegna. Cappellacci si è ritagliato un profilo esclusivamente locale e gli amici di centrosinistra mi dicono di un'Isola stagnante e immobile».
D'Alema avrebbe detto a Matteo Renzi, sindaco di Firenze, di rifiutare l'etichetta di stella nascente del centrosinistra: «L'ultimo, Renato Soru, l'abbiamo maciullato». Che ne pensa?
«Mi pare evidente che le divisioni della nostra coalizione siano state decisive nel determinare la sconfitta del candidato di centrosinistra. Per quel che riguarda la battuta tra leader dello stesso partito, mi consenta di astenermi dai commenti. Non conosco gli affari interni al Pd».
Si sente schiacciato tra Bersani, che è diventato il capo degli anti-berlusconiani, e Renzi, che ripete spesso che col leader del Pdl bisogna dialogare?
«Mi sono un po' allontanato dalla vetrina nazionale anche a causa dei tanti impegni che ho in Puglia e per il fatto che l'ipotesi di elezioni anticipate sembra essersi allontanata. Ma resto il leader di un partito da costruire, senza rappresentanti in Parlamento, che ha comunque vinto le primarie a Milano e Cagliari, dando una scossa al centrosinistra. Dobbiamo continuare su questa strada, nell'interesse dell'alleanza».
Il pacifismo è finito in soffitta, ha vissuto con disagio il fatto che la sua voce sia rimasta isolata nei dubbi sull'intervento militare?
«I miei dubbi sono stati tutti confermati dallo svolgimento dei fatti. L'Europa ha guardato imbarazzata per tre mesi, visto che molti dei dittatori avevano affari con molte nazioni europee, in primis l'Italia. Prima siamo rimasti a guardare e poi non abbiamo trovato di meglio di usare le armi».
Lei si erge a nemico del precariato. Ma con che risorse si può affrontare e risolvere il problema?
«In Italia c'è una delle più inique redistribuzioni della ricchezza che ci sono in Europa. Le tassazioni che riguardano il lavoro dipendente sono altissime, sulle spalle dei ceti medio-bassi grava per intero il peso. La rendita finanziaria, al netto di evasioni ed elusioni, è invece tassata al 12,5 per cento, contro il 20 della media europea. Adeguandoci agli standard continentali avremmo risorse per dar vita a un nuovo piano straordinario per il lavoro, tutto finalizzato al territorio».
Che consiglio darà a Zedda?
«Vivere la campagna elettorale come un'occasione di crescita personale, umana e culturale. Allo stesso modo di un vecchio contadino che pensa alla sua terra».
ANTHONY MURONI