Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cagliari, presto “liberi” i 700 tunisini

Fonte: L'Unione Sarda
8 aprile 2011

Arrivano i permessi di soggiorno. Annuncio accolto con un boato L'urlo di gioia dei circa settecento immigrati tunisini è diventato un boato che ha fatto tremare i vetri dell'ex deposito dell'aeronautica militare di viale Elmas, il centro d'accoglienza alle porte di Cagliari. La notizia che il Governo concederà il permesso di soggiorno temporaneo è stata letta all'interno del centro ieri, poco dopo le 19, dal vicequestore di Cagliari Giuseppe Gargiulo, facendo esplodere la gioia dei giovani tunisini arrivati da Lampedusa.
QUINDICI GIORNI «Entro una quindicina di giorni contiamo di fare tutto», ha detto il vicario, accompagnato dal dirigente della Questura Giuseppe Giardina: «Dopo l'avvio della pratica, ci vorranno cinque o sei giorni per analizzare ciascuna posizione. Ma abbiamo detto a questi ragazzi che è importante che loro stiano qui, proprio per non perdere l'opportunità di ottenere il permesso di soggiorno». Un provvedimento che sarà valido per sei mesi: salvo poche eccezioni (qualche pregiudicato), potrebbe interessare quasi tutti i 700 ospiti del centro, visto che sono già stati foto-segnalati prima di lasciare Lampedusa.
GIORNATA DIFFICILE Una notizia arrivata al termine di una giornata difficile, contrassegnata dai continui allontanamenti di immigrati dell'ex deposito militare di viale Elmas. Scalzi, con le scarpe da tennis in mano per non rovinarsele, un gruppetto di tunisini è sgusciato fuori poco dopo le 15 di da un varco della rete metallica, dalla parte di via Simeto. «Non sto scappando», si è giustificato Soufiane Meziane, scandendo le parole in un italiano quasi perfetto, «sto solo uscendo per telefonare, qui la cabina non funziona. Le schede dei nostri telefonini non funzionano, dobbiamo dire ai familiari che siamo arrivati sani e salvi. Loro sono molto preoccupati». Poche parole, poi la corsa verso via Po e dritto su viale Sant'Avendrace. Impossibile contare quanti immigrati ieri siano riusciti ad allontanarsi dall'ex caserma.
LIBERA USCITA Nonostante i controlli (blandi, perché in realtà la maglia è stata tenuta sempre molto larga), a decine si sono allontanati sia di mattina che al pomeriggio, girando a gruppetti per la città. Numerose le segnalazioni degli abitanti di viale Sant'Avendrace, ma anche in via Is Mirrionis e persino in viale Trieste. In tanti sono tornati, altri no. L'unico dato certo, visto il viavai, è arrivato coi pasti: ieri mattina sono stati distribuite 660 porzioni (dunque mancavano già all'appello una quarantina di persone). Nel corso della giornata, poi, l'andirivieni è stato pressoché costante, con gli uomini delle forze dell'ordine (battaglione dei Carabinieri, reparto operativo della Polizia) che presidiavano l'ingresso principale, anche se l'intero muro di cinta era un colabrodo. «Non sono carcerati», ha detto uno degli uomini di guardia nella notte: «Teoricamente non possono allontanarsi, ma sono settecento e noi qualche decina. Se volessero andarsene potrebbero farlo in ogni momento. Per fortuna sembrano tutti ragazzi tranquilli: hanno persino organizzato turni di pulizia e stanno sistemando tutto. Certo, chi ci vede potrebbe pensare che non facciamo il nostro lavoro, ma non abbiamo l'ordine di fermarli».
SETTECENTO LETTI Al primo piano dell'ex deposito militare sono stati sistemati i settecento letti. La società che gestisce il centro e le squadre di volontari si sono alternate giorno e notte per assicurare i generi di prima necessità. «Abbiamo un letto a testa», ha ripetuto Bechir Al Ajim, che mescolava il francese all'inglese, ma che comunque si faceva capire: «Siamo felici di essere venuti in Italia. Speriamo che ci facciano restare, anche se io vorrei andare in Francia a raggiungere i miei parenti. Mangiamo verdura, pane e pasta, e vorremmo ringraziare tutti gli italiani per questa grande generosità».
LE DIFFICOLTÀ Tante storie, molte con un grande carico di sofferenza. «Io vivevo in Italia già da nove anni e ho pure un bambino di quattro anni qui», ha detto Mohammed Nasri che l'italiano lo conosce perfettamente: «Mi dovevo sposare, ma non l'ho fatto e sono stato mandato via. Ora spero mi facciano rivedere mio figlio» Ieri pomeriggio, a bordo dei Tir, sono arrivati altri bagni chimici. All'interno del centro il clima è rimasto sereno per tutta la giornata, con decine e decine di immigrati aggrappati alla rete metallica che cercavano di scambiare qualche parola con i tanti passanti. Già oggi potrebbero iniziare le procedure per il riconoscimento dei permessi di soggiorno. Chi non potrà beneficiarne verrà con ogni probabilità trasferito a Elmas per essere poi rimpatriato. Gli altri, una volta ottenuto, dovranno lasciare l'ex caserma.
FRANCESCO PINNA