Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Giovanni Allevi il 27 all'Anfiteatro

Fonte: L'Unione Sarda
18 agosto 2008


«Il 22 dirigerò a Pechino, è un momento che aspetto con ansia»
Ritorna a furor di popolo Giovanni Allevi, maghetto del pianoforte che mescolando pop e accademia continua ogni giorno ad allungare la lista dei suoi estimatori. Così dopo il tutto esaurito registrato in maggio al Lirico di Cagliari per il Festival di Sant'Efisio (vetrina che il prossimo anno accoglierà altri due beniamini della tastiera come Stefano Bollani e Ludovico Einaudi), il solista marchigiano si riaffaccia in città per un appuntamento speciale in programma il 27 agosto all'Anfiteatro romano, organizzato dall'associazione Shannara. Un concerto in compagnia dell'orchestra sinfonica I virtuosi italiani (i migliori specialisti provenienti dagli organici nazionali più importanti), con cui qualche mese fa il musicista-filosofo ha registrato l'album Evolution dal quale verrà tratto una parte del repertorio della serata. «Inizierò con un'esibizione in piano-solo, poi, impugnerò la bacchetta e dirigerò l'orchestra con la quale eseguirò la suite Angelo ribelle composta da cinque brani. Il terzo set vedrà insieme pianoforte e orchestra», dichiara l'Harry Potter dello strumento a coda.
Tanti concerti con ensemble prestigiosi, compreso quello del 22, a Pechino, dove guiderà la China Philarmonic Orchestra.
«È un momento che attendo con ansia ed emozione. Dirigere l'orchestra di Stato rappresenta un grande onore. Vista la concomitanza con i giochi olimpici, sarà un ricordo indelebile. Il 26 il concerto sarà trasmesso su Raiuno».
Alla musica si domanda spesso di dire o fare cose che non può dire né riesce a fare: è ragionevole pensare che possa abbattere barriere, odii, antagonismi?
«Non penso che la musica possa abbattere barriere o cose di questo tipo. Al contrario, essa nasce proprio per sottolineare una cultura, un'identità».
Oggi la musica è dappertutto, probabilmente ce n'è anche troppa: la quantità non rischia di offuscare sempre più il prodotto di qualità?
«In effetti l'offerta supera la domanda, anche se penso che ognuno debba trovare la strada a lui adatta. Sono contento di vivere in un Paese di musicisti e artisti».
Il suo stile si nutre di generi diversi, eppure lei dichiara di essere nemico delle contaminazioni: non le sembra un controsenso?
«No, perché la mia è musica classica contemporanea. Resto un accanito sostenitore dell'idea che i linguaggi debbano restare puri e incontaminati. Ogni genere deve trovare forza in se stesso. Detto questo, sono profondamente convinto che il genio esiste in ogni campo musicale».
Come si trova nel ruolo di direttore d'orchestra?
«Confesso che all'inizio ho avuto molta paura, paura di non essere in grado di esprimere ciò che volevo. Inoltre, mi impensieriva il giudizio dei professori d'orchestra. Attraverso questa esperienza ho scoperto invece il grande rispetto che loro hanno per chi compone, e l'impegno che mettono affinché la tua idea venga realizzata nel migliore dei modi. Serietà e passione che il pubblico percepisce visivamente nel corso del concerto».
Anche questa volta dietro il mixer ci sarà il cagliaritano Stefano Carboni, tecnico del suono che l'accompagna in tutte le esibizioni.
«È un collaboratore prezioso, lo considero un artista. Se la musica arriva alle orecchie degli ascoltatori nella giusta maniera, è merito suo».
Gli ultimi quattro anni della sua attività sono stati scanditi da ritmi forsennati: non si ferma mai?
«Spero tra poco di riposarmi per un breve periodo. In autunno mi attende una tournée in Giappone».
CARLO ARGIOLAS

17/08/2008