Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Su Tuvixeddu uno scontro politico»

Fonte: L'Unione Sarda
18 agosto 2008

 
L'ex soprintendente Santoni: sul no ai vincoli avevo ragione io
L'ex soprintendente ai beni archeologici Santoni commenta la sentenza del Consiglio di Stato su Tuvixeddu.
Contro i super vincoli di Tuvixeddu fu l'unico a votare no nella commissione regionale del paesaggio, da sovrintendente per i beni archeologici di Cagliari. Vincenzo Santoni adesso fa lo studioso-pensionato, e non ha cambiato idea. Di fatto, il Consiglio di Stato ha dato ragione anche a lui, bocciando i paletti imposti dalla giunta Soru che due anni fa fermò i cantieri sul colle.
Professor Santoni, su nove commissari solo lei si oppose ai vincoli di Tuvixeddu. Perché?
«Non votai a favore dell'ampliamento del vincolo paesaggistico, per buona parte dei motivi ora indicati dalle decisioni del Consiglio di Stato, come già dalle sentenze del Tar. Non ultima la carenza di istruttoria da parte della commissione su vincolo e dati archeologici e sulle trasformazioni intervenute nell'area negli ultimi 10 anni, dati che il soprintendente si è dichiarato disponibile a fornire. Ma poi, mai richiesti».
Altre motivazioni?
«Una, su parere dell'Avvocatura distrettuale dello Stato, è la non legittimità della commissione istituita con provvedimento del presidente, e non con norma legislativa del Consiglio. E ancora, la marginale partecipazione del Comune al procedimento di dichiarazione di notevole interesse, in termini formali e non dialettici. Di fatto, le argomentazioni dell'amministrazione civica sono state accolte dalla commissione con fastidio e come ininfluenti. Accantonate».
I progetti della Cocco costruzioni e della Nuova Iniziative Coimpresa rischiano davvero di compromettere il patrimonio archeologico?
«Dico di no. Il problema non è archeologico, ma paesaggistico. E, spiccatamente, identitario. Tuvixeddu si è trasformato in una sede privilegiata di scontro ideologico e politico. Soprattutto nei rapporti istituzionali fra Regione e Comune, essendo stato tenuto in non cale, da parte della Regione, il principio della leale collaborazione e cooperazione, nel rispetto del canone costituzionale del buon andamento dell'amministrazione. Il contrasto fra i due uffici non risolve i problemi paesaggistici».
Scontro politico a quale fine?
«Di fatto su Tuvixeddu aleggia un dio nascosto dell'intolleranza. Su altro piano, come ho ribadito successivamente a un'intervista di Sergio Frau a Giovanni Lilliu, su Repubblica, nel giugno 2000, i diversi attacchi mediatici mirati contro la Soprintendenza archeologica di Cagliari (statue di Monte Prama, teatro di Nora, anfiteatro romano di Cagliari, Tuvixeddu), poi gravitanti intorno al tema mitico di Atlantide, erano e sono finalizzati a delegittimare la funzione degli uffici periferici del Ministero per i beni e le attività culturali, con l'obiettivo strategico di ottenere il passaggio di competenza della tutela dei beni culturali e del paesaggio, dallo Stato alla Regione Sardegna».
È vero, come dice il governatore, che a Tuvixeddu sono state ritrovate nuove tombe?
«Come ha assicurato la Soprintendenza, in risposta ad interrogazione parlamentare, è certo che delle centinaia di tombe venute in luce durante l'esecuzione del parco, alcune, in minima parte, sono esterne all'area del vincolo archeologico del 1996, di circa 23 ettari, e sono inserite entro il vincolo paesaggistico. Sono perciò al sicuro. Diversamente dalle lacrime di inchiostro sull'argomento, molte delle tombe rinvenute sono state scavate, documentate e rimosse, ma certamente non distrutte. La verità è che, prima della sentenza del Consiglio di Stato, vi è stato un giochino mediatico, mirato a spostare l'attenzione, dal paesaggio di via Is Maglias verso le tombe venute meno con lo scavo, dietro le quinte dei palazzi di viale Sant'Avendrace».
A Tuvixeddu cosa c'è?
«Come disse il ministro Paolucci, c'è una montagna sacra. Come Capo Sant'Elia. Ma non solo».
Che lettura dà alla sentenza del Consiglio di Stato?
«La sentenza, autorevole e rigorosa, ma anche aperta alle soluzioni, respinge il ricorso della Regione Sardegna e ribadisce l'obbligatorietà della norma legislativa per l'istituzione della commissione regionale. Nel ridefinire il quadro dei rapporti istituzionali fra Comune e Regione, suggerisce il riconoscimento reciproco dei ruoli istituzionali, alla luce del Codice dei beni culturali e del paesaggio. I giudici, recepito il gruppo di censure del Tar, connesse con una serie di comportamenti ritenuti significativi ai fini dell'individuazione di uno sviamento di potere, si limitano a esprimere il giudicato di merito».
Adesso la Giunta che margini di manovra ha?
«Fatte salve le iniziative del ministero, il presidente dovrebbe accogliere la sentenza e le direttive mirate al raccordo col Comune, nel rispetto delle linee di cooperazione e di collaborazione fra enti pubblici territoriali, comprese le Soprintendenze e le sedi museali dello Stato».
ALESSANDRA CARTA

17/08/2008