GIOVEDÌ, 14 AGOSTO 2008
Pagina 1 - Cagliari
di Roberto Paracchini
Graziano Milia, presidente della Provincia: il mio ente è un luogo terzo in cui cercare l’accordo
«La situazione è molto critica ma per il bene di tutti bisogna riaprire un tavolo di trattative»
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CAGLIARI. La Provincia si propone come mediatrice per arrivare a un accordo su Tuvixeddu. La proposta è stata fatta ieri dal presidente dell’ente intermedio Graziano Milia. La storia del colle racconta di un forte contrasto tra la Regione, da un lato, e i privati e il Comune (anche se quest’ultimo ha più volte chiesto di dialogare), dall’altro. Sul piatto della bilancia c’è l’accordo di programma per la lottizzazione integrata sul colle e il modo di intendere la tutela e la valorizzazione dell’area (dove insiste la più grande necropoli punico romana del Mediterraneo).
L’accordo, firmato nel 2000 dalla Coimpresa (che fa capo al gruppo Cualbu), dalla Regione e dal Comune prevede un parco di circa venti ettari per l’area archeologica e una serie di edificazioni (quattrocento appartamenti) in un’altra parte del colle (a lato di via Is Maglias), e relativa viabilità. La Regione, però, sulla base del ppr e del Codice Urbani (la legge nazionale del 2004 che regola i beni culturali e che inserisce il concetto di paesaggio come bene non commercializzabile) ha bloccato dal gennaio del 2007 tutti gli interventi: oltre a quelli della Coimpresa, anche una palazzina in via Sant’Avendrace, le opere per il parco e la strada, che sarebbe dovuta passare nel canyon di Tuvixeddu (gli ultimi due lavori sono stati appaltati dall’amministrazione Comune). E poi allargato il vincolo di inedificabilità a tutto il colle.
Privati e Comune, però, hanno fatto ricoso al Tar e vinto. Sentenza, poi, convalidata dal Consiglio di Stato (a cui la Regione ha fatto ricorso): procedure scorrette e sviamento di potere. Da cui l’annullamento della tutela integrale di tutto il colle. Nel frattempo la magistratura ha sequestrato il cantiere del parco per presunte irregolarità nella realizzazione del progetto. Infine, nei giorni scorsi la Coimpresa ha annunciato che il 25 di questo mese riprenderà i lavori: «Il diritto è dalla nostra parte e siamo in regola con tutte le norme di tutela», ha affermato l’amministratore Giuseppe Cualbu. Mentre l’altro ieri l’assessore regionale Gian Valerio Sanna (Enti locali e urbanistica) ha proposto un tavolo di trattativa, avanzando la possiblità («come previsto nelle moderne normative urbanistiche») di una «compensazione per il diritto dei privati che viene meno col sopraggiungere di nuove esigenze di tutela». Quindi: per una accresciuta sensibilità paesaggistiche (accolta dal Codice Urbani) l’area da salvaguardare si allarga, dalla zona della necropoli (in cui sussite il vincolo di primo livello, dove sono già state scavate le tombe, e di secondo, dove si presume ce ne siano altre non scavate e, in parte, recentemente rinvenute) al paesaggio in cui si inserisce l’insediamento archeologico.
«Nella proposta dell’assessore Sanna - spiega il presidente Milia - vedo riemergere l’ipotesi da me fatta sin dal 2005. Se non fosse stata sottovalutata, forse avremmo evitato tanti problemi». In questo momento «la questione-Tuvixeddu è in una strada molto perigliosa con esposti non solo amministrativi, ma anche penali». Ed è per questo, «per la necessità di sbloccare la situazione, per il bene di tutti, che mi metto in gioco in prima persona come presidente della Provincia». Visto che il Comune è già disposto a un dialogo, in rapporto a Regione e Coimpresa, Milia non prende posizione: «La strada seguita sino ad ora dalla Regione ha incontrato seri problemi, ma questo non mi interessa. Così come sono consapevole che l’imprenditore a capo del gruppo Cualbu, Gualtiero, non si trova a suo agio con l’agire della Regione. Per questo il mio appello è rivolto anche a Cualbu di cui conosco le capacità e l’autorevolezza imprenditoriale: a cui chiedo di accettare un confronto in un luogo terzo, la Provincia. E io mi propongo come mediatore».
Un invito, «ovviamente rivolto anche al Comune che svolge un ruolo determinante e che deve essere coinvolto in tutto il processo volto a verificare se non sia possibile trovare una strada che tenga conto dei diritti acquisiti, e del dibattito su Tuvixeddu. Uno sforzo importante sia per il colle ma anche per la civiltà dei rapporti: per superare l’abitudine di noi sardi di serbare rancore».