Il neo soprintendente chiamato a risanare i conti del Teatro
CAGLIARI. Dopo la presentazione al Consiglio d’amministrazione, che gli ha descritto lo stato (dissestato) dei conti, per Gennaro Di Benedetto oggi è previsto l’incontro con i sindacati. Ma sarà solo un momento formale, al quale partecipa anche il nuovo direttore amministrativo, Pietro Oggianu. Il successore di Maurizio Pietrantonio si prenderà una settimana di tempo per analizzare la situazione e proporre soluzioni.
Deve vedersela con una serie di gatte da pelare e la tensione che da mesi caratterizza i rapporti tra Cda e lavoratori. In via Sant’Alenixedda Di Benedetto non ha potuto fare a meno di notare gli striscioni affissi dai dipendenti, sul piede di guerra per stipendi e programmazione. Alle spalle ha esperienze in teatri come il Carlo Felice di Genova, Santa Cecilia a Roma o La Scala di Milano. All’agenzia Ansa ha spiegato: «Sono stato informato del quadro generale, ora devo capire per trovare la strada giusta. Voglio conoscere tutti, da parte mia c’è la massima disponibilità a collaborare per raggiungere i nostri obiettivi». Ma non ha voluto entrare nel dettaglio sul metodo da seguire per dipanare la matassa che ruoto attorno a un debito patrimoniale di 21 milioni di euro. «Sarei incosciente a dire subito come e in che tempi si possa uscire da questa situazione, ho bisogno di ascoltare, vedere e capire. Un momento difficile, è evidente. Come è un momento difficile per la cultura in generale. Ma ho accettato: sono pronto a affrontare questa sfida», ha detto. Per Di Benedetto non è la prima volta al Lirico, che in passato aveva frequentato da spettatore. Ci resterà fino fino al 2014, l’anno della scadenza del mandato del consiglio d’amministrazione. Tra le prime decisioni che si appresta a prendere è quella sulla nomina del direttore artistico. Ma la parte più dura del suo lavoro sarà un’altra: la ricontrattazione del debito da 21 milioni di euro (accumulato nelle passate stagioni) con le banche, che dovranno esprimersi sulla proposta del teatro di spalmarlo, in modo da non dover rientrare subito per l’intera cifra. E poi ci sono la programmazione e i rapporti ormai incrinati con sindacati e lavoratori. Perplessità esprime lo Snater, una delle sigle più rappresentative: «Non ci sembra che la sua esperienza a Genova sia stata delle migliori», ha detto il segretario Cristiano Barrovecchio.