L’Istituto superiore del restauro prepara l’indagine per accertare i danni
Il deputato Mauro Pili chiede che le tribune restino in nome della cultura Marco Minoja: no comment
CAGLIARI. L’estate prossima non ci saranno spettacoli all’anfiteatro romano. Il Comune ha scritto alle società che vendono biglietti che il monumento non è disponibile. La soprintendenza conferma: non ci saranno autorizzazioni per gli spettacoli, all’anfiteatro ora si deve fare altro.
Già in settimana potrebbero arrivare gli ispettori dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro per gli accertamenti sui danni provocati dalla permanenza delle tribune di legno e metallo e anche su quale tipo di restauro avviare. L’Istituto è stato coinvolto dalla soprintendenza ai beni archeologici assieme alla direzione generale per i beni monumentali. Lo scopo è noto: «Precisare la diagnostica - spiega il soprintendente Marco Minoja - sul deterioramento avvenuto e gli interventi da adottare». Minoja non ha dubbi sul fatto che l’estate prossima non ci saranno spettacoli nel monumento romano: «Il Comune ci conferma per iscritto la volontà di portare avanti la decisione di non autorizzare più spettacoli nel monumento e ci conferma che è in corso tutto il lavoro avviato». Si tratta del progetto per smontare le tribune, costoso e lungo, adesso nella fase preliminare. La nuova volontà del Comune ha fatto cadere anche l’ultima bugia che per anni ha contribuito a tenere in piedi la baracca di legno: non è vero che, come il Comune disse nel 2000 davanti alle polemiche sulla copertura del monumento, ha mai avuto l’intenzione di smontare le tribune alla fine di ogni stagione. La provvisorietà delle strutture era la condizione sulla quale la soprintendenza aveva rilasciato l’autorizzazione a installare le tribune. Il litigio Comune-soprintendenza cominciò già alla fine della prima stagione, nel 2000: amovibile per la soprintendenza voleva dire che si sarebbe tolto tutto; per il Comune invece l’aggettivo indicava soltanto la tipologia dell’impianto ma non l’impegno a smontare tutto ogni anno. Smontare ogni anno sarebbe costato troppo e così il Comune ha tenuto l’anfiteatro sepolto per undici anni, risparmiando (lo ha dichiarato l’assessore ai Lavori pubblici Lorrai) 800 mila euro l’anno tanti erano i denari necessari per montare a ogni estate le strutture provvisorie. Gli esperti della soprintendenza hanno già constatato alcuni danni nel monumento provocati dal montaggio delle tribune (alcuni piloni sono infissi anche nelle gradinate) e dalla loro permanenza prolungata. La volontà del Comune è stata messa per iscritto, ma Minoja non nasconde il fatto che, se per caso ci fosse un’improbabile perché impossibile retromarcia, dalla soprintendenza non arriverà l’autorizzazione agli spettacoli estivi, passaggio indispensabile e non eludibile. Minoja non commenta il contenuto della conferenza stampa organizzata domenica sera in un anfiteatro rischiarato dalle candele dove il deputato Mauro Pili davanti a un pubblico di settanta persone ha chiesto che le tribune non vengano smontate perché, in estrema sintesi, non ci sarebbe altro modo che tenere le tribune se lo si vuole valorizzare e mantenerlo in buone condizioni. Pili ha segnalato la necessità di dare spazio alla cultura e di preservare posti di lavoro (le guide che fanno visitare il monumento). Minoja non entra nella discussione, ma riafferma: il monumento si è rovinato, bisogna smontare, restaurare e riconsegnare alla collettività. Magari con un impianto minimo per spettacoli di giusta dimensione. Siracusa, Taormina, Verona (il teatro, non l’arena) insegnano. (a.s.)