Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

In quel luogo Rombo di Tuono fece sognare l’intera isola

Fonte: La Nuova Sardegna
12 agosto 2008

MARTEDÌ, 12 AGOSTO 2008

Pagina 8 - Sardegna






ENRICO GAVIANO

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CAGLIARI. Centinaia di migliaia di persone sono passate attraverso i cancelli d’ingresso del Sant’Elia in quasi 40 anni. Gente che ha visto Riva e Pelè, Mazzola e Rivera, Maradona e Platini, Van Basten e Zola, Baggio e Del Piero. Coppa dei campioni, Coppa Uefa, la nazionale, i mondiali di calcio, la serie A, le promozioni dalla B e dalla C. Tanto calcio ma anche la parata delle star dell’atletica negli indimenticabili memorial Zauli e Siddi, e nei meeting Terra Sarda.
Una storia iniziata alla fine degli anni ’60, quando il vecchio Amsicora, dove i rossoblù si erano trasferiti a partire dal 1950, era diventato troppo stretto per contenere l’entusiasmo dei tifosi per le gesta di Riva Rombo di tuono e compagni. A Ponte Vittorio la capienza era stata portata a 22-23mila spettatori. Impianto insufficiente, comunque. Così i dirigenti cominciarono a cullare il sogno di un stadio da 70mila posti. Idea che si trasformò in realtà in due anni. Nel frattempo all’Amsicora il Cagliari riusciva a vincere lo scudetto.
Cinque mesi dopo i rossoblù battezzarono il Sant’Elia con il tricolore sulle maglie bianche, che allora il Cagliari utilizzava regolarmente in casa: era il 12 settembre del 1970. Avversario la Massese, in Coppa Italia. Gli uomini di Scopigno vinsero 4-1. Primo gol, manco a dirlo, di Gigi Riva. Rete della bandiera per i toscani di Gesualdo Albanese, futuro allenatore della Torres.
Una specie di allenamento in attesa della grande sfida, fissata 4 giorni dopo. Il match Cagliari-Saint Etienne di Coppa dei campioni, primo grandissimo evento ospitato dal nuovo stadio. Vinse il Cagliari per 3-0 (due gol di Riva e uno di Nenè). Squadra davvero inarrestabile. Dopo le prime quattro partite di campionato era già solitaria al comando della classifica, e avrebbe rivinto in carrozza lo scudetto. Ma il destino cinico era dietro l’angolo. Il grave infortunio di Vienna, a causa di un’entrata assassina dell’austriaco Hof, mise fuori gioco Gigi Riva. Senza il bomber, addio ai sogni di gloria: Cagliari eliminato dalla Coppa dei campioni e ridotto a comprimario in campionato.
Lo stadio divenne famoso per una partita della nazionale, la prima disputata nell’impianto. Il 20 febbraio 1971 si giocò Italia-Spagna. Valcareggi, selezionatore azzurro, nonostante avesse a disposizione alcuni giocatori del Cagliari, come Gori, Domenghini e Cera, che erano stati protagonisti anche del mondiale in Messico, furono tenuti fuori, insieme a Riva, ancora infortunato. Il pubblico reagì male, contestando il tecnico con un nutrito lancio d’arance e incoraggiando la formazione spagnola che finì per vincere la partita 2-1. Una contestazione che costò al Sant’Elia e al Cagliari la «squalifica» del campo per le partite della nazionale. Gli azzurri tornarono al Sant’Elia solo nel 1989, con la sfida premondiale contro l’Argentina, finita 0-0.
Sempre nel ’71 il record di presenze (67mila spettatori), in un Cagliari-Juve finito 2-1 con un gol a tempo scaduto di Bobo Gori, e nel 1972 la sfida amichevole fra il Cagliari e il Santos di Pelè, chiusa sul 3-2 per i brasiliani. Con un pari fra i due assi, entrambi autori di una doppietta. Ma Riva giocò solo i primi 45’. Il Cagliari di allora era legato a Riva, e con il bomber, che pagò con una serie di infortuni muscolari le fratture rimediate giocando con la nazionale, iniziò la parabola discendente. Prima, nel 1975-76 la retrocessione in B. Un ritorno di fiamma nell’80, e poi la caduta sino alla serie C1 nel 1987. Nel torneo 88-89, il Cagliari giocò quasi tutto il girone d’andata della C1 all’Amsicora, perché il Sant’Elia era interessato dagli imponenti lavori di rifacimento in vista dei mondiali. L’intervento, guidato dall’ingegnere cagliaritano Adriano Rossi, costò circa 30 miliardi di lire riducendo la capienza a 45mila posti. Il ritorno al Sant’Elia fu celebrato il 12 marzo 1989 nel derby Cagliari-Torres, finito 1-1.
Sotto la guida di Claudio Ranieri, in un paio di stagioni, il Cagliari riuscì a risalire la china, festeggiando nel maggio del 1990 il ritorno in serie A. Il mese successivo il Sant’Elia ospitò tre partite dei mondiali, quelle dell’Inghilterra, relegata in Sardegna per paura della furia degli hooligans. I bianchi pareggiarono con l’Irlanda per 1-1 l’11 giugno e 0-0 con l’Olanda il 16 giugno, e vinsero 2-0 contro l’Egitto il 21 giugno. E i violenti supporter britannici? Furono bastonati, una volta ma bene, dalla polizia italiana prima di Inghilterra-Olanda, ma lontano dallo stadio dove invece non si verificò alcun incidente. Come descritto nel libro Among the tugs di Bill Buford, giornalista anglo-americano infiltratosi per sei anni fra gli hooligans e che quel giorno rimediò anche lui qualche manganellata.
Il Cagliari, che era stato salvato dal fallimento da una cordata condotta dai fratelli Orrù, finì nelle mani di Massimo Cellino nel 1992 e due anni dopo visse la splendida cavalcata in Coppa Uefa, chiusa solo in semifinale. Dopo tre anni una nuova retrocessione e il lungo purgatorio, ben cinque campionati, nella serie cadetta. Nel 2001-2002 vengono piazzate tre tribune all’interno degli spalti, che cancellano la pista d’atletica. Lavori che sollevano un vespaio di polemiche, anche perché un invasore solitario, cosa mai avvenuta in precedenza, riesce nel corso di Cagliari-Messina (17 novembre 2002) a raggiungere il portiere siciliano Manitta e colpirlo. Il Sant’Elia era già stato squalificato e il Cagliari, il primo novembre, aveva giocato la gara casalinga contro il Lecce addirittura all’Olimpico di Roma. La nuova sospensione viene espiata a Tempio: due partite e due vittorie contro Salernitana e Samp.
La stagione del ritorno in serie A coincide ancora, come nel 1990, con il nuovo esilio della squadra. Determinato dai lavori sul manto erboso, completamente rovinato e bisognoso di essere rifatto. Dal settembre al dicembre del 2003 è ancora Tempio a ospitare le partite del Cagliari. La squadra condotta da Zola centra la promozione. Il resto è storia dei giorni nostri, con l’ultimo episodio da segnalare. L’amichevole Italia-Russia 2-0 del 9 febbraio 2005. Quel giorno giocarono in azzurro al Sant’Elia, per la prima volta nella storia dell’impianto, due rossoblù: Esposito e Langella. E fu ritirata la maglia numero 11 del Cagliari, consegnata per sempre a Riva.