Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Via Peschiera, il comitato si riunisce con esperti e tecnici

Fonte: L'Unione Sarda
25 febbraio 2011

Nella facoltà d'Ingegneria
   
L'8 agosto 2008 l'apertura di una voragine in via Peschiera risucchiò un'auto a 5 metri di profondità, distrusse i sottoservizi e provocò lesioni alle abitazioni riportando a galla il problema dei crolli in un'area storicamente considerata a rischio. Il 22 ottobre le piogge alluvionali causarono nuove ferite agli edifici, al punto che nell'autunno 2009 i residenti di due palazzine di via Castelfidardo furono sgomberati. A distanza di oltre un anno la situazione resta critica.
LO STUDIO In attesa di conoscere l'esito dell'indagine geognostica condotta dall'equipe del geologo Mauro Pompei, gli abitanti del rione-gruviera continuano a vivere nella paura. Con l'unico auspicio che i lavori di messa in sicurezza partano il prima possibile. Ieri, intanto, il comitato di quartiere ha promosso nell'aula magna del Dipartimento di Geoingegneria della Facoltà di Ingegneria una giornata di studio finalizzata a valutare iniziative, proposte e progetti per il consolidamento della zona dei crolli (da piazza d'Armi a via Turbigo). Presenti docenti, tecnici ed esperti di Regione, Provincia e Comune.
I PROTAGONISTI Ma i veri protagonisti sono stati gli abitanti che com'era prevedibile hanno affollato la sala. «Siamo venuti», ha detto Antonio Morelli, 71 anni, residente in via Marengo, «per capire cosa succederà dopo l'ultimazione dell'indagine. Siamo in apprensione, vogliamo risposte. Il palazzo in cui abito è storto come la torre di Pisa. Ho subito danni materiali e morali. Vorrei sapere di chi è la colpa e chi si farà carico dei danni e della messa in sicurezza». A pensarla così anche Paolo Salis, 65 anni, di via Castelfidardo. «Si sta facendo l'indagine del sottosuolo ed è un bene», ha commentato, «ma il futuro resta incerto». In sala anche il 27enne Mauro Ruiu che un anno fa fu costretto a lasciare la sua casa pericolante per trasferirsi in affitto a Pirri. «Vorrei tornare nel mio quartiere», ha detto, «ma non è possibile. Prima è necessario che il rione sia messo in sicurezza e ho la brutta sensazione che passerà molto tempo».
ESPERTI «Mancano le ultime tomografie», ha detto Patrizia Tramaloni, portavoce del comitato, «dopodichè l'indagine potrà dirsi conclusa. Sappiamo, inoltre, che c'è un accordo di programma tra Regione e Ministero dell'Ambiente per stanziare 2 milioni di euro da destinare alla messa in sicurezza. Il nostro auspicio è che il rione diventi una roccaforte che ci consenta di vivere una vita normale». Il primo marzo alle 16 nuovo incontro in piazza d'Armi.
PAOLO LOCHE

25/02/2011