Teatro. A quattro mesi dalle dimissioni parla l'ex direttore artistico del teatro
Biscardi: sulla crisi non ho colpe, c'era chi controllava
«Questa non è la crisi peggiore del Lirico. Ce ne fu una simile tra il '92 e il '93».
«La crisi peggiore del Lirico? Ce ne fu una simile tra il '92 e il '93 nel periodo di transizione tra gli enti lirici e le fondazioni. Arrivò un commissario e i sindacati combatterono una battaglia virulenta contro l'ex sovrintendente Franco Fiori e contro di me. Ci denunciarono per abuso di potere perché abrogammo un accordo sulle chiamate del personale a tempo determinato. Quando venni rinviato a giudizio diedi le dimissioni ma l'ex sindaco Delogu le respinse. Poi fummo assolti. Oggi viviamo un'altra transizione: le fondazioni sono alla fine, come dimostra la crisi di tutti i teatri italiani, è un altro bivio storico. Per uscirne e ripartire occorre innanzitutto un'analisi serena, che non è stata fatta. Tagliare sulla parte artistica a mio avviso è sbagliatissimo».
A quattro mesi dalle sue dimissioni - fu il primo a lasciare il 10 ottobre scorso dopo essere stato pubblicamente sfiduciato dal sindaco - l'ex direttore artistico del Lirico Massimo Biscardi parla della situazione del teatro.
Come si fa a non tagliare sui costi artistici se i contributi si sono dimezzati e il costo del personale è rimasto invariato?
«Io parto dal principio che il pubblico è la nostra risorsa. Quando arrivai a Cagliari, nel '92, non c'era un abbonato perché la programmazione era scarsa. Puntammo sulla qualità e qualche anno dopo facemmo il record nazionale di abbonati. Per questo dico che i tagli possono sembrare la soluzione ma non sempre lo sono».
E come risparmierebbe, scusi.
«Faccio un ragionamento diverso. Il teatro deve essere fortemente voluto dalle istituzioni, Regione in testa, che devono investire di più. Se non lo fanno non si va da nessuna parte».
Eppure la Regione ha stanziato 9,7 milioni.
«Lo so bene, ma il Lirico è un eccellenza della Sardegna e vale molto, molto più di quello che è stato fatto dalla Regione. Deve essere un punto di partenza imprescindibile dello sviluppo culturale dell'Isola».
A proposito di costi: dicono che il costo delle sue stagioni a consuntivo raddoppiava rispetto al preventivo.
«Guardi, ho avuto sette soprintendenti e non mi sono mai occupato di bilancio. Ho sempre rispettato alla lira il budget che mi è stato affidato».
Dicono anche che gli agenti, a cui lei si rivolgeva regolarmente, facevano lievitare il costo degli artisti.
«Tutti gli artisti hanno un agente, senza il quale non lavorano. Ma degli agenti bisognerebbe parlare bene, perché spesso aiutano i teatri a risparmiare Tutti sanno che il loro aggio è il 10% del cachet dell'artista».
Pagavate cachet piuttosto alti.
«Un altro errore. Dal '97 il Ministero ha un cachettario di tutti gli artisti. Non si può derogare. Del resto i revisori dei conti non hanno mai rilevato irregolarità».
Mi scusi, ma al Lirico non ha sbagliato nessuno?
«Io penso che tutti dovrebbero riflettere, non accusare gli altri per salvarsi».
Si riferisce al cda?
«Vorrei capire una cosa: Meli ha fatto crescere il teatro ed è stato messo all'indice, idem Pietrantonio. Eppure c'era chi controllava giorno per giorno».
Ma i due ultimi sovrintendenti hanno lasciato un pesante debito patrimoniale, il vero dramma del teatro.
«Ci sono problemi strutturali che tutti conoscono e si affrontano con un piano industriale».
Nessun errore da parte loro?
«Il vero problema è stato il crollo non prevedibile dei finanziamenti. Sino a pochi anni fa i fondi crescevano e non c'era alcun problema».
Poi?
«Nel 2006 Rutelli, da ministro, annunciò un piano triennale che prevedeva finanziamenti in crescita sulla base del quale le fondazioni hanno pianificato i loro budget. Invece, al contrario, sono crollati i fondi. Non è un caso che siano crollati tutti. In Francia e Germania si fanno piani quinquennali e si rispettano».
I sindacati sono divisi.
«Sono dispiaciuto. Per uscire dalla crisi serve unità e per trovarla bisogna ricordare una cosa: le analisi possono essere differenti ma gli obiettivi sono gli stessi».
Dicono che abbia tentato di rientrare a teatro.
«Alcuni amici me l'hanno chiesto e io ho detto loro che sono e sarò sempre a disposizione del Lirico».
Le hanno fatto nuove proposte?
«Sì, ma ho deciso di stare fermo per un po'».
FABIO MANCA
20/02/2011