Nello stagno strutture costose che non vengono utilizzate
La commissione comunale alle Attività produttive ha censito le opere abbandonate e lancia una proposta di riuso
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Il consigliere comunale dell’Udc, Paolo Casu, presidente della commissione delle Attività produttive ha già fatto due sopralluoghi nello stagno di Santa Gilla e convocato la commissione. La seduta è andata deserta ma lui ha intenzione di insistere e per giovedì prossimo i consiglieri sono di nuovo invitati ad andare a sentire in quali condizioni versa lo stagno di Cagliari dove è stato speso un mare di soldi pubblici e nella pratica niente funziona. Non lo stabulario, non i vasconi per gamberi, non il museo della laguna, non i lavorieri che dovevano regolare l’entrata e l’uscita del novellame. Neppure l’argine di Is Marteddus davanti alla città mercato funziona come dovrebbe: è il canale delle acque sporche che confluiscono nello stagno e vengono canalizzate qui, quando piove troppo si apre regolarmente e lo sporco finisce nelle cozze, che vengono immediatamente tolte dalla vendita con buonapace dei mitilicoltori. Santa Gilla è tutto in una fotografia: da una parte le opere pubbliche costose e abbandonate, dall’altra gli abusivi che proliferano, si costruiscono capanne, tengono piccole imbarcazioni e contribuiscono a inquinare la laguna con i piccoli scarichi abusivi che si riversano nello stagno. Uno sfacelo. Il consigliere comunale Casu ha fatto un censimento delle strutture chiuse, rovinate, abbandonate o sottoutilizzate, una sorta di rapporto Santa Gilla. E affianco a questo elenco, aggiunge una proposta realizzabile subito: fare dello stabulario enorme, che depura le cozze con tecnologie superate, uno stabilimento per la lavorazione della polpa di riccio. I 300 ricciai patentati di Cagliari e hinterland sarebbero i primi beneficiari, ma lo stabilimento potrebbe far uscire dalla clandestinità anche tutti gli altri ricciai, spiega in sostanza Casu, col risultato di restituire alla cittadinanza e ai turisti un piatto che ha il marchio Cagliari come la bottarga porta quello di Oristano.
Parco. I camminamenti sono rovinati, il parco di Santa Gilla è morto sul nascere. Una responsabilità soprattutto di Cagliari, visto che il 70 per cento dello stagno è del comune capoluogo, il resto se lo dividono Elmas, Assemini e Capoterra.
Vasconi. Dodici chilometri di vasche installate verso l’aeroporto vanno in rovina. Casu spiega che anni fa si decise di promuovere la coltura dei gamberi, l’impianto fu costruito per intero, gli esperimenti diedero risultati ottimi: i gamberoni di Santa Gilla erano buonissimi. Ora è tutto abbandonato.
Museo della Laguna. C’è solo un cartello affianco alla porta di un edificio nel cuore dello stagno, affianco allo stabulario. Fu affidato alla Protezione civile, ma vetri rotti, serrande sollevate, controsoffitti caduti, pavimenti interni con i cocci delle anfore puniche recuperate nello stagno dimostrano che il locale è abbandonato. Non è escluso che sia stato rubato anche qualcosa: tempo fa, il locale era il deposito di parecchi ritrovamenti archeologici fatti nello stagno, anfore soprattutto.
Stabulario. Cinquecento metri di capannone che riesce a depurare 30 quintali di cozze alla volte, mentre oggi, con le nuove tecnologie, in 100 metri se ne stabulano anche 60 di quintali. Casu stigmatizza il gigantismo di certe opere pubbliche che poi si rivelano ingestibili. E’ qui che secondo Casu c’è tutto il posto necessario per accogliere anche i ricciai.
Ricciai. Paolo Casu pone una domanda: perché i ricciai vengono costretti a lavorare abusivamente nelle strade? Con un centro per la lavorazione dei ricci questa grande tradizione cagliaritana (che è una piccola ricchezza) troverebbe il suo riconoscimento e quindi lo spazio per esistere. Non c’è dubbio che sarebbe una cosa gradita: basta vedere la fila dei cagliaritani davanti ai banchetti lungostrada. C’era l’ipotesi di allestire una struttura nuova a Su Siccu: secondo Casu non si è riflettuto sul fatto che in quella zona il capannone potrebbe avere un’estensione di cento metri e tutti i ricciai «non troverebbero posto». Una volta che i ricciai sono stati mandati via dal viale Poetto, sarebbe stato necessario trovare una soluzione, non far finta di nulla, lasciando prosperare il mercato clandestino col rischio continuo di controlli, multe, insomma irregolarità.
Regione. In questi giorni il comitato interassessoriale attivo all’assessorato all’Agricoltura su proposta dell’assessore Prato lavora per raccogliere le osservazioni alla bozza di legge che regolerà le concessioni degli stagni.