In Comune un’ipotesi di delibera per recuperare la frazione
CUGUSI Sarebbe vergognoso perdere la possibilità di contare nella gestione della nostra cittadina
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. Un tempo il popolo di Pirri parlava di autonomia. Poi nel 2006 è arrivato il regolamento per la municipalità, attuato con le amministative del 2006. Ma oggi c’è il rischio che la specificità della frazione scompaia del tutto con l’annullamento delle circoscrizioni, disposizione contenuta nella Finanziaria nazionale (che ha azzerato i parlamentini per le città con meno di 250mila abitanti). Un cammino a ritroso, da quando, nel 1928, Pirri - assieme a Selargius, Quartucciu e Monserrato - venne aggregato al Comune capoluogo (strada seguita nel 1937 anche da Elmas). Ora tutti sono ridiventati titolari dei loro territori con propri consigli comunali: Selargius nel 1947, Quartucciu nel 1983, Elmas nel 1989 e Monserrato nel 1991. E Pirri è rimasta la cenerentola. Ma per non perdere almeno la municipalità, pur con tutti i difetti (la non applicazione delle competenze), un gruppo di consiglieri comunali (da Ninni Depau, Pd, a Giorgio Cugusi, Sel; da Paolo Casu, Udc, a Gialeto Floris, Idv) ha presentato un’ipotesi di delibera in grado di recuperare la frazione alla sua parziale autonomia. «Perdere la muncipalità sarebbe vergognoso - afferma Cugusi, tra i promotori del documento - anche se una volta salvata questa parziale autonomia, bisognerà puntare a riempirla di contenuti. Sino ad oggi tutte le promesse sono inattuate».
Eppure sei anni fa, quando venne approvato il regolamento per la municipalità, si era parlato di autonomia gestionale e di decentramento di alcune funzioni amministrative. Poi tutto è stato bloccato, secondo la Giunta per i problemi sollevati dai funzionari, per l’opposizione dalla mancanza di volontà politica della Giunta. Ora bisogna correre ai ripari dalla Finanziaria. «La quesione - spiega Luisa Ghiani (capo gruppo del Pd nella municipalità di Pirri) - è in realtà molto semplice. La finanziaria permette di non affossare Pirri in quanto questa frazione è stata sino al 1928 Comune autonomo. Ma per farlo bisogna fare una modifica legata alla delibera di istituzione della municipalità. E fare riferimento a un altro articolo del testo unico degli enti locali, quello che permette ai settori urbani nati da fusioni di uno o più Comuni di essere “salvati”, in questo caso come muncipalità». Ma la non applicazione delle funzioni specifiche che il regolamento aveva previsto per Pirri «ha fatto sì che tutto sia rimasto quasi come prima», continua Ghiani. A Pirri, sulla carta, erano state date una serie di competenze: per l’edilizia pubblica, la manutenzione delle strade, la cultura, lo sport e il verde. Era previsto un dirigente centrale dislocato nella frazione e, soprattutto, un «centro di costo» con relative finanze, in grado di «permettere alla muncipalità di fare almeno una programmazione».
Il problema è che occorrono, prosegue Ghiani, «da parte del Comune atti amministrativamente conseguenti, ma così non è stato. Certamente non si tratta di processi veloci, ma noi avremmo voluto vedere almeno l’inizio del percorso». Invece si è arrivati alla fine della consiliatura con un pugno di mosche. «In questa situazione - spiega Ghiani - c’è il rischio che le volontà indipendentiste, di chi vuole realizzare un nuovo Comune, riprendano quota. Da parte nostra, invece, noi abbiamo sempre chiesto una maggiore autonomia, ma restando legati a Cagliari». Nei primi anni del 2000 si stava per fare il referendum per verificare la volontà di staccarsi o meno da Cagliari, ma poi la proposta si arenò in Regione.