Decisivo un incontro tra i vertici della società e quelli dell'azienda che fornisce l'acqua
Scongiurato il pericolo dello slaccio da parte di Abbanoa
I dirigenti della Rari Nantes chiedono la rateizzazione di un debito di 80 mila euro.
I rubinetti, almeno per il momento, non saranno chiusi. Ieri sera, Abbanoa avrebbe dovuto provvedere allo slaccio della condotta che fornisce d'acqua la Rari Nantes. Ma, in mattinata, una serie di febbrili contatti ha impedito l'esecuzione del provvedimento: le parti, dirigenza della società sportiva e ente fornitore dell'acqua, si incontreranno domani mattina per cercare una soluzione. Perché, nonostante lo slaccio sia stato momentaneamente sospeso, resta sempre incombente la spada di Damocle, quel debito di 80mila della Rari Nantes nei confronti di Abbanoa.
LA SITUAZIONE Domani, si diceva, le due parti cercheranno un punto d'incontro. Tutt'altro che facile da trovare. «E non certo», puntualizza il presidente della Rari Nantes Marco Isola, «perché non abbiamo intenzione di pagare». Il nodo del contendere è legato a una serie di bollette non pagate in passato, in quei tempi in cui gli enti che gestivano l'acqua non erano particolarmente attenti a riscuotere i propri crediti. «Soldi», puntualizza Isola, «che abbiamo intenzione di versare». Il problema sta nel fatto che la società giura di non poter versare quella cifra in un'unica soluzione. «Ci basterebbe che si applicassero le stesse regole che valgono, per esempio, per Equitalia. Se il nostro debito venisse rateizzato in 36 rate, tutto diventerebbe meno complesso. Ma Abbanoa sostiene che i regolamenti interni impediscono questa soluzione».
ABBANOA La società fornitrice dell'acqua, dal suo canto, afferma che la minaccia di slaccio è dovuta al fatto che la Rari Nantes non ha provveduto a sanare i suoi debiti nonostante ripetuti solleciti. «Ci dispiace per questa situazione», spiega il presidente di Abbanoa Pietro Cadau, «ma l'acqua è un bene e se consumata deve essere pagata. Inoltre, in questo caso, si tratta di un'attività imprenditoriale che basa il suo business proprio sulla risorsa idrica». Abbanoa, inoltre, sostiene che nel corso degli anni sono state proposte diverse rateizzazioni. Non specifica, però, quale è stata nel dettaglio l'ultima proposta, quella fatta lo scorso 27 ottobre.
LA RARI NANTES La “crisi dell'acqua” si sta facendo sentire all'interno degli impianti sportivi. «Dalla prima mattinata», afferma la segretaria Monica Meloni, «ho ricevuto una marea di chiamate. Tanta gente voleva sapere se, in caso di chiusura, avrebbe riavuto indietro i soldi della mensilità». Nessuno, per ora, si è fatto avanti. Ma intanto nessuno si è neanche presentato per pagare l'abbonamento. «Guardate questa piscina», interviene Andrea Rinaldi, «qui normalmente ci sono un centinaio di bambini; oggi sono appena 24. Bisogna tenere conto della funzione sociale di questa società, di quello che fa, per esempio, nelle scuole. E anche del fatto che qui ci lavorano una trentina di persone». La preoccupazione è generalizzata. «Vengo qui», afferma Andrea Scarone, «da cinque anni e da un anno ci porto i miei figli. Trovo assurdo che ci sia il rischio di chiusura di una società tanto importante».
I GIOVANI Nel corso della giornata telefoni bollenti. «Sono stato chiamato», interviene Gianfranco Maurandi, responsabile del settore giovanile, «da tanti ragazzi, molto preoccupati. Che ne penso? È giusto pagare: capirei l'accanimento se la società fosse a scopo di lucro. Ma qui ci si rimette». L'attività, per ora, continua. L'under 15 di pallanuoto si allena seguita da Gaetano Del Giudice, giocatore della prima squadra. «Tra persone intelligenti», dice, «si trovi sempre una soluzione». Deve essere trovata, fanno eco dal ristorante. «Anche perché», interviene Pietro Longu, «solo qui siamo in otto: tra noi ci sono persone che hanno famiglia e stanno pagando un mutuo». Molta preoccupazione ma anche voglia di sdrammatizzare. «Abbanoa fa lo slaccio? E allora ci portiamo l'acqua da casa», dice il nuotatore Luigi Melis.
MARCELLO COCCO
08/02/2011