Silvio Lai fa autocritica e rimane in sella: «Ora il Pd volti pagina»
ORISTANO. Silvio Lai fa autocritica per la sconfitta alle primarie di Cagliari, si mette in discussione ma alla fine resta in sella con la promessa di una «svolta» immediata negli organismi dirigenti del partito e nel progetto politico. E’, in sintesi, la conclusione del teso dibattito della direzione regionale del Pd. Ci sono state aperture e scontri (non solo quello tra ex Ds ed ex Margherita) e in conclusione il colpo di scena: sul caso dell’Anci l’area del deputato Paolo Fadda ha abbandonato la riunione durante la replica del segretario. Polemica momentanea o frattura?
Con la sua abile relazione autocritica Silvio Lai ha spiazzato anche i più accesi avversari interni. E infatti, pur parlando di «azzeramento» dei gruppi dirigenti per ripartire unitariamente con l’operazione-rilancio, nessuno ha più chiesto le sue dimissioni. Anche se la verifica sarà immediata. Lo stesso segretario, in replica, si è dato due settimane di tempo per fare una proposta sulla ricomposizione dei gruppi dirigenti a tutti i livelli (un’apertura alle aree congressuali di Francesca Barracciu e Giampaolo Diana sinora rimaste fuori dagli organismi) e una sul progetto (chiesta da tutti e in particolare dal capogruppo Mario Bruno, l’unico a suggerire una conferenza programmatica).
Per Silvio Lai si aprono due settimane molto delicate perché la direzione di ieri ha di fatto superato le divisioni congressuali con le rispettive disponibilità alla gestione unitaria, ma ha ufficializzato una separazione con lo scontro - esploso sul caso Anci - tra l’area degli ex Ds e l’area degli ex Margherita. A prescindere dal motivo contingente, il dibattito di ieri ha confermato la difficile convivenza tra settori del partito.
Lai ha innanzitutto ribadito il feeling con Pierluigi Bersani e ha preso lo spunto dall’assemblea nazionale di Roma per proporre anche la svolta sarda dopo la batosta alle primarie di Cagliari con la sconfitta del senatore Antonello Cabras (ieri assente) ad opera del giovane ventoliano Massimo Zedda (al quale il segretario del Pd ha assicurato il «leale sostegno»). Nel ricostruire le fasi e le ragioni della candidatura unitaria di Cabras (non rinnegata), Lai ha chiamato tutti all’assunzione di responsabilità per gli errori commessi (sottovalutazione, disimpegno, ma «non complotti») e per «la crisi di rappresentatività» che sono alla base della batosta.
Il segretario ha denunciato il limite di un partito «confederale» diviso «per tribù» e ha chiesto alla direzione di «fare un bilancio» per poi «decidere non come continuare ma come ripartiure». Ha rimarcato che «l’elettorato non ci vede differenti» rispetto alla crisi della politica, ha rivolto un appello al superamento delle divisioni, ha evidenziato «il limite che non tutti siamo impegnati» nei posti di responsabilità e ha posto l’urgenza di definire con più chiarezza «linea politica» e «regole del partito». E in conclusione: «Metto la mia disponibilità nelle mani degli organismi dirigenti».
Il primo ad «apprezzare» la relazione è stato Chicco Porcu, che ha detto che l’errore vero su Cagliari è stato quello di calare dall’alto la scelta del candidato. Ma subito dopo Giuseppe Cuccu (area ex Margherita di Paolo Fadda, che fa parte della maggioranza interna), precisando di essere d’accordo «quasi integralmente» sulla relazione, ha denunciato le difficoltà di convivenza (ha parlato di «metodo Boffo in salsa sarda» per gli attacchi a Fadda su un sito vicino a Cabras e Giacomo Spissu) e ha lamentato che nella stessa maggioranza «non esistono per tutti gli spazi e il dialogo» (il riferimento era alla designazione di Gianfranco Ganau all’Anci).
Di «rinnovamento tradito» e di «azzeramento del gruppo dirigente» ha parlato la deputata Caterina Pes, mentre il segretario della Cgil, Enzo Costa, ha posto l’accento su un tema centrale: «Il partito non parla più né di lavoro Nè dei problemi degli elettori, quindi non lamentiamoci se non trovano motivazione per andare a votare».
Durissimo il deputato Guido Melis, che ha messo in evidenza «troppi errori, compresa la candidatura di Cabras, perché tutti hanno una durata e non è più tempo di vecchie glorie», ha denunciato «le consorterie», «i circoli virtuali», «le ambiguità» sui programmi. E ha proposto una serie di interventi.
Molto tesi gli interventi dei rivali congressuali di Lai, Giampaolo Diana e Francesca Barracciu. I quali hanno chiesto l’azzeramento, non del segretario, per provare a ripartire tutti assieme. Hanno apprezzato la relazione pur polemizzando con l’ultimo anno di gestione, ma sulle aperture di Lai la Barracciu si è detta diffidente: «Ne hai parlato anche altre volte e non abbiamo visto niente».
Di «ristrutturazione» dei gruppi dirigenti ha parlato anche Emanuele Sanna. Giacomo Spissu ha difeso Cabras e polemizzato con l’area della ex Margherita per l’accusa sul «metodo Boffo». Il giovane Luca Clemente, uno dei pochi ad essersi assunto una fetta di responsabilità per la batosta di Cagliari, ha detto che «non si vede il partito solido che Bersani e Lai avevano contrapposto al partito liquido di Veltroni». E il deputato Siro Marrocu ha scosso la plaea: «Basta buttarci merda addosso, pensiamo a lavorare per vincere».