Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’anfiteatro in rovina: è pericoloso

Fonte: La Nuova Sardegna
7 febbraio 2011



Dalla soprintendenza una dichiarazione di emergenza sul monumento



Minoja: «Faremo altre indagini ma è certo che si debbano smontare tutte le tribune di legno»

ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. L’estate prossima non ci saranno spettacoli nell’anfiteatro romano di Cagliari. La soprintendenza ai beni archeologici ha annunciato in via formale il diniego a ogni eventuale richiesta. Probabilmente non ce ne saranno, di richieste, perché le società che curano le prevendite dei biglietti sono state avvertite anche dall’assessorato alla Cultura del Comune dell’indisponibilità del monumento. Gli spettacoli estivi si faranno, ma altrove. La soprintendenza ha anche deciso che le tribune devono essere smontate. Un’altra lettera formale sollecita che il Comune prenda in carico il problema. Rispetto ai tiraemolla del passato che alla fine hanno fatto il gioco del Comune deciso a tenersi le tribune e, conclusi gli spettacoli estivi, a non smontare più neppure il palco, c’è una questione in più e di peso assoluto: l’anfiteatro va in rovina, proprio a causa dell’enorme impalcatura di legno che da dieci anni grava sulle gradinate scavate dai Romani nel fianco della collina. Addirittura, nei camminamenti sotterranei del monumento, il cemento armato dei restauri fatti negli anni Cinquanta si sta letteralmente staccando. Quei luoghi, spiega senza mezze parole il soprintendente ai beni archeologici, Marco Minoja, non possono più essere visitati perché sono visibilmente a rischio di crollo. Un’emergenza, insomma, cui si è arrivati nonostante autorevoli esperti di restauro, architettura, archeologia avessero detto già dieci anni fa che quelle tribune di legno concepite per migliaia di spettatori erano troppo per un monumento tanto delicato. Delicato non soltanto perché vecchio di secoli, ma anche a causa della pietra nel quale fu scavato: «Il calcare di Cagliari è fragile - spiega il soprintendente -, è una pietra che si sfalda naturalmente e, nelle condizioni in cui si è venuto a trovare l’anfiteatro, i processi naturali sono stati molto accelerati. Uno dei problemi infatti è il microclima che si è instaurato con la presenza prolungata delle impalcature di legno. La pietra è ricoperta di muschi, licheni, piante che, anche queste, accelerano lo sfaldamento. La presenza delle tribune rende impossibile qualunque intervento, anche sui manufatti di cemento. Intendiamoci: non voglio certo conservare quei pezzi di cemento, è che il cemento che si stacca e il ferro arrugginito ormai a vista rendono pericolosi i camminamenti». Anche le tribune hanno i loro problemi: «Probabilmente sì - dice Minoja - ma io non le guardo mai... so che i problemi ce li hanno, e grossi, ma è una partita che non mi interessa, non sono di mia competenza...». L’assessore comunale alla Cultura, Giorgio Pellegrini, folgorato dalle immagini della devastazione dell’anfiteatro, parlava anche di manutenzione di tutto l’insieme: pietra e legno, da sistemare senza smontare niente. «E’ impossibile - dichiara il soprintendente -, l’eliminazione del degrado consegue allo smontaggio delle strutture. E siamo finalmente su una posizione condivisa col Comune. Abbiamo ribadito che restauri e manutenzioni passano attraverso lo smontaggio dell’impalcatura. Sostanzieremo la nostra idea con ulteriori ricerche sulla situazione che si è creata negli anni». Le diagnosi si fanno presto: basta la mano nuda di un uomo che raspi sulle gradinate sotto le impalcature e vengono via «riccioli» di pietra. Le spaccature lungo i camminamenti sono visibili e alcune già parecchio sconnesse. Attorno ai piloni di acciaio piantati nelle gradinate romane c’è un muschio verde stile Venezia. Le fotografie della soprintendenza parlano già molto chiaro. Allora: chi deve smontare tutto quanto e il più in fretta possibile? Non ci sono dubbi adesso, come in passato: il Comune. Minoja torna sulla nota dolentissima delle reversibilità delle strutture. Dovevano essere di tipo amovibile. Su questa condizione si era basata l’autorizzazione della soprintendenza archeologica. L’allora soprintendente Vincenzo Santoni dichiarò in ogni sede che per «amovibile» si doveva intendere che andavano rimosse alla fine degli spettacoli estivi. Tutti gli anni. Anche ai profani sembrava difficile che tribune di quella mole potessero essere smontate ogni anno. E infatti, conclusa la prima stagione, cominciò subito il contenzioso col Comune: amovibile, per la municipalità, indicava la tipologia delle strutture, non il fatto che dovessero essere smontate tutti gli anni. Ma di un unico aspetto neppure il Comune ha mai dubitato: che l’operazione, certa o eventuale, spettasse al Comune stesso.

LE IMMAGINI DELLO SFASCIO




Un gioiello in degrado
Nelle foto di Mario Rosas alcuni dei segni visibili della rovina in cui ormai si trova l’anfiteatro romano di Cagliari. Da sinistra: la pietra si sbriciola sotto la pressione di una mano umana; la spaccatura di un elemento architettonico fiancheggiato da due lame di ferro arrugginite; basi delle tribune piantate nella scarpata; un pilone inserito direttamente nella gradinata di pietra; striature di muffa ovunque causate dal microclima provocato dalla «coperta» di legno e tubature metalliche che sono lì ormai da undici lunghi anni.