Libersind e Uil rompono gli indugi. Salta il concerto di sabato. Ancora niente stipendi
«Il teatro muore e non si interviene: siamo allo sbando»
Stato di agitazione e cinque giornate di sciopero, la prima delle quali domani.
Stato di agitazione e cinque giornate di sciopero da effettuarsi tra febbraio, marzo e aprile 2011, la prima delle quali domani, in occasione del concerto dell'orchestra e coro del teatro. La situazione del Lirico si fa ogni giorno più grave e l'ipotesi di commissariamento, smentita sino a una settimana fa anche dal Ministero dei Beni culturali, ogni giorno suggestiona un numero sempre maggiore di dipendenti.
A rompere gli indugi e l'unità sindacale che sembrava riconquistata non più di una settimana fa, sono stati il Libersind (che ha proclamato i cinque giorni di astensione dal lavoro) e la Uil (che per ora sciopererà solo sabato), cioè i sindacati che in questi mesi di proteste erano stati i più pazienti
PROMESSE DISATTESE «Tutte le proposte del presidente e dei consiglieri di amministrazione volte a rassicurare i sindacati e i lavoratori non sono mai state confortate da atti», attacca il segretario regionale Andrea Saccarola. «Alcune affermazioni, come la possibile entrata nel cda della Provincia, sono state smentite a mezzo stampa dagli stessi presunti interlocutori dei nostri vertici aziendali. È stata appurata la totale assenza di un piano industriale che determini una prospettiva gestionale di medio-lungo termine e nessuna strategia aziendale volta a rilanciare il Teatro e che preveda eventuali sinergie operative con soggetti esterni è stata prodotta ai sindacati. Tale mancanza di prospettive», attacca ancora il leader del Libersind, che rappresenta buona parte degli orchestrali, «sta riducendo l'attività dell'azienda ad un lento trascinarsi, vivendo alla giornata con la sola certezza della quasi certa mancanza degli stipendi di marzo».
«LA PAZIENZA È FINITA» «Per troppo tempo abbiamo atteso dal presidente e dal cda dati e non solo propositi, reali e definitive riduzioni dei costi di artisti ospiti e direttori. Decisioni che», osserva Saccarola, «porrebbero le basi per una collaborazione con tutti i lavoratori a salvaguardia della sopravvivenza stessa della fondazione. Purtroppo a noi sembra che questo non sia proposito cogente dei vertici aziendali. All'interno del teatro si respira un'aria di dismissione, non vi sono punti di riferimento reali ai quali potersi rivolgere per la normale attività quotidiana. Si è allo sbando».
TUTTI RESPONSABILI Come per gli altri sindacati, anche il Libersind ritiene responsabili dell'attuale stato delle cose «i vertici che hanno diretto la fondazione negli ultimi dieci anni avvallandone spese e piani industriali». Per Saccarola, «non si può sostenere che causa di tutti i mali siano i lavoratori e al contempo evincere dal bilancio preventivo 2011 la presenza in stagione di direttori pagati 50.000 euro per dirigere un'opera, 18.000 euro per un sinfonico, solisti con costi che vanno dai 10.000 ai 15.000 euro, mentre i dipendenti non ricevono lo stipendio da oltre due mesi».
«IL TEATRO MUORE» Più conciliante ma dura nella sostanza la posizione della Uil e della Cisal. «Benché il presidente e il consiglio di amministrazione lavorino nell'ottica della salvaguardia del Teatro, siamo spettatori della morte della più grande industria culturale e di spettacolo della Sardegna e il metodo dilatorio nell'affrontare e risolvere i problemi veri non è più accettabile», attaccano le segreterie Uilcom Uil e Fials Cisal. Seguono le proposte: «È necessario impostare una politica gestionale di discontinuità col passato che abbia come obiettivo l'individuazione di una direzione aziendale capace ed economicamente compatibile con la situazione; la ristrutturazione del debito che lo trasformi da breve a lungo termine per rendere gestibile la grave crisi finanziaria; la riorganizzazione del lavoro per ridurne il costo; la predisposizione di una programmazione artistica diversa dal passato».
«TUTTO FERMO» Segue la parte più critica: «Dopo innumerevoli incontri riscontriamo che nessun atto politico ufficiale è stato posto in essere per avviare l'iter di richiesta di un mutuo; non è stata proposta una nuova pianta organica funzionale rispondente ad una organizzazione del lavoro moderna e agile; la programmazione è la fotocopia delle precedenti senza quegli aspetti di novità progettuale che consenta al Teatro di raggiungere obiettivi di produzione ben più importanti di quelli fino ad oggi realizzati; l'attività nel territorio che caratterizzava la produzione del nostro Teatro è stata cancellata».
STIPENDI Ieri per i 240 dipendenti del teatro è stato il 63° giorno senza stipendio. Dopo la pubblicazione sul Buras della Finanziaria regionale con gli stanziamenti per il teatro, una delegazione di lavoratori si è recata dall'assessore regionale alla Cultura per chiedere la firma del decreto che autorizza lo sblocco dei fondi stanziati. Il decreto è stato firmato ma non è stato ancora registrato per ragioni burocratiche. Dunque la banca non può pagare. I soldi dovrebbero arrivare entro metà della settimana prossima. Oggi, intanto, è in programma un nuovo incontro tra i lavoratori e il segretario artistico Giuseppe Cuccia. E si susseguono le voci di un suo possibile abbandono.
FABIO MANCA
04/02/2011