Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sfratto a S. Michele, diplomazia al lavoro per evitare gli scontri

Fonte: L'Unione Sarda
4 febbraio 2011

Gli abusivi lasciano l'alloggio



L'anno scorso si erano barricati in casa, minacciando di darsi fuoco, respingendo diversi tentativi di sfratto. Ieri mattina Priamo Deidda e la sua famiglia hanno scelto la via della diplomazia indicata dagli agenti della Questura. Così Salvatore Leoncini, formalmente titolare dell'appartamento comunale al primo piano del civico 4 di piazza Medaglia Miracolosa, è rientrato in possesso della sua casa. L'ufficiale giudiziario, scortato dagli agenti della squadra volante, ha potuto svolgere il suo compito, riavendo indietro le chiavi dell'abitazione da Deidda, consegnandole a Leoncini che, per dieci giorni, custodirà i beni dell'altra famiglia in attesa che trovino un'altra occupazione.
IL DISAGIO Nella piazza del quartiere di San Michele sono tutti convinti che quella di ieri mattina non è stata l'ultima puntata di una delle tante battaglie che si combatte in città per avere un alloggio popolare. Dietro l'appartamento, che la famiglia Deidda aveva occupato («Pagando 2 mila euro a Leoncini e investendone molti altri per renderla vivibile», aveva più volte detto Priamo Deidda) nel 2009, ci sarebbe una compravendita “in nero” per un passaggio di proprietà del piccolo trivano non riconosciuto dalla legge.
L'INTERVENTO Alle 10, piazza Medaglia Miracolosa è invasa da auto blu della Polizia e da pattuglie dei vigili urbani. Ci sono anche gli assistenti sociali del Comune. A poca distanza un'ambulanza del 118, nel caso la situazione dovesse precipitare (visti i precedenti). Grazie all'intermediazione del dirigente della Questura, Gianfranco Murgia, e dell'ispettore Augusto Mascia, non ci sono intoppi. Leoncini sale con l'ufficiale giudiziario, la famiglia Deidda esce dall'appartamento e restituisce le chiavi. Mezz'ora e lo sfratto è tecnicamente eseguito. Forze dell'ordine e assistenti sociali lasciano il quartiere.
I PRECEDENTI In altre tre occasioni non era andata così. Priamo Deidda, la compagna e la figlia si erano barricati in casa, il padre Ignazio aveva minacciato di darsi fuoco e il vicinato era sceso in strada per sostenere le ragioni degli sfrattati. A giugno dell'anno scorso i coinquilini avevano addirittura firmato una petizione in cui chiedevano che la casa non venisse restituita al legittimo assegnatario perché «tanto se la venderebbe di nuovo». Ieri la situazione non è degenerata. Ma ora la famiglia Deidda dove andrà? «Ci rivedremo. Non finisce qui», mormora uno dei vicini. ( m. v. )

04/02/2011