Sel difende la legittimità del voto di domenica ma gli alleati sollecitano l’apertura di una riflessione nella coalizione
Prc: «Competizione non seria se c’è scarsa affluenza». Upc: «Meglio un moderato»
ALFREDO FRANCHINI
CAGLIARI. «Può un tavolo di otto persone sovvertire il risultato delle primarie e scegliere un altro candidato»? La domanda vola, retoricamente, nel quartiere di Sel, i vincitori. Massimo Zedda si concede la battuta: «Vogliono fare le primarie? Sono pronto! Dicono che io non sono legittimato, bene: tirino fuori un nome di peso e poi rivotiamo». Con Zedda c’è Luigi Cogodi che di battaglie politiche ne ha viste tante e che forse non credeva di potersi trovare a guardare il Pd da posizioni di forza. E smonta le obiezioni che vengono da chi pensava di aver vinto le elezioni solo perché aveva stretto un accordo a tavolino: «Noi siamo andati tra la gente, loro no». Michele Piras che è stato segretario di Rifondazione e dovrebbe diventare coordinatore di Sel, non accetta nemmeno la teoria della scarsa affluenza: «Non è che alle primarie per la candidatura di Gian Mario Selis ci fosse stata chissà quale affluenza». Cogodi si spinge più in là: «Appena un anno fa è stato eletto il presidente della Provincia di Cagliari con il 12% dei voti. Non mi risulta che qualcuno abbia messo in discussione la legittimità di quell’elezione. E allora perché dovrebbe farlo ora? È un fatto che riguarda la qualità della democrazia». Insomma, Cagliari come la Puglia, è la tesi di Sel: in una città sonnolenta, che si spopola e vede aumentare l’età media dei suoi abitanti, «la politica non risponde più ai bisogni sociali. E vince chi ha più testa e cuore». L’ultimo affondo di Cogodi è per il Pd: «Se ragionasse potrebbe trarre una lezione positiva da questa storia».
Zedda ha incassato ieri l’appoggio del Pdci che non aveva aderito alle primarie mentre è tiepida la reazione del Prc: «A prescindere da chi abbia prevalso, il fatto che il candidato della città capoluogo di regione sia il risultato di 2500 voti costituisce un problema politico», afferma il segretario regionale Gianni Fresu che, comunque, assicurerà il sostegno al vincitore. Secondo il leader del Prc «le forze che sostenevano tale prova di forza erano concordi nel considerare quello dei 10 mila elettori il livello adeguato per ritenere la competizione seria». Sulla candidatura si spacca l’Idv: Federico Palomba aveva chiesto di ritornare al tavolo della coalizione ma ieri il capogruppo in Consiglio regionale, Adriano Salis, si è schierato a favore della candidatura di Zedda. «Noi siamo dentro il centrosinistra senza se e senza ma», ha detto Salis, «siamo quel partito che ha sempre difeso le primarie come metodo di scelta delle candidature per limitare i poteri dei segretari regionali che si arrogano il potere di decidere su tutto». Pronta la replica di Palomba: «Il consigliere Salis parla a titolo personale». Porte chiuse a Zedda da parte dell’Unione popolare cristiana. Il segretario Enrico Piras ha detto: «In una città come Cagliari è indispensabile puntare su un candidato a sindaco dell’area moderata».
© RIPRODUZIONE RISERVATA