Le accuse sul sondaggio sbagliato, le pressioni romane e l’unità-boomerang
FILIPPO PERETTI
CAGLIARI. La sconfitta di Antonello Cabras alle primarie di Cagliari da parte del giovane vendoliano di Sel Massimo Zedda scuote tutto il Pd sardo. E a livello regionale si riaprono i giochi congressuali: Francesca Barracciu e Giampaolo Diana, pur con toni diversi, chiedono le dimissioni del segretario Silvio Lai. E anche altri fanno emergere dure critiche sulla gestione di questa partita.
C’è un sondaggio che sino a dieci giorni dalle primarie di domenica per la scelta del candidato sindaco dava Cabras al 53% e Zedda al 27% (nei voti veri il portacolori di Sel è volato al 46%, il senatore del Pd si è fermato al 34%). Il sondaggio sarà lunedì al centro del dibattito della prima direzione regionale dopo il terremoto. Il gruppo dirigente ne parlerà, forse, per spiegare la sorpresa e giustificare il proprio operato, i critici lo useranno per dire che bisognava sentire il polso vivo della carne per capire cosa stava succedendo. E assieme al sondaggio si discuterà di altre due questioni che, alla vigilia, sembravano punti di forza e si sono invece rivelati dei boomerang: le scelte romane (che dando anche a Cagliari una valenza nazionale hanno portato a imporre la candidatura di Cabras, comunque poi votata all’unanimità a tutti i livelli) e la ricerca unitaria a tutti i costi (che ha però fatto perdere consensi perché è rimasta un fatto di vertice).
La prima a passare all’offensiva è stata Francesca Barracciu, ex segretaria e rivale di Silvio Lai (l’altro era Giampaolo Diana) per la guida del partito all’ultimo congresso. «Veltroni si è dimesso per la sconfitta alle regionali sarde», ha fatto notare. Lunedì in direzione la consigliera regionale sarà più esplicita. «Nell’ultimo anno - ha anticipato - non siamo entrati in segreteria ma non abbiamo creato ostacoli. Ora serve un azzeramento per ripartire e rimettere insieme tutti i cocci».
Giampaolo Diana, vice capogruppo regionale, è, con toni più morbidi, sulla stessa linea: «Silvio Lai è troppo intelligente per non capire che il partito sta male e ha bisogno di tutti».
Il segretario ieri non ha rilasciato dichiarazioni. Esponenti a lui vicini hanno sottolineato che «Silvio Lai non è uno attaccato alla poltrona» ma hanno puntualizzato che il problema riguarda il partito nel suo insieme. Qualcuno ha fatto notare che «il Pd a Cagliari ha tre parlamentari e quattro consiglieri regionali e ha portato a votare meno elettori che a Carbonia». Per dire: è giusto discutere di tutto e di tutti.
E’ su questa linea il consigliere regionale Chicco Porcu, soriano di ferro nella passata legislatura. «Niente drammi e niente processi - ha dichiarato - ma Lai non può cavarsela dicendo che è stata colpa degli elettori che non sono andati a votare, deve ammettere i propri errori, analizzare anche quegli degli altri e solo allora potrà fare una proposta per ripartire. Non può dire che non lo avevamo avvertito». Porcu ha detto che per lui «non è stata una sorpresa» perché «certe cose le dicevo da tempo». E cioé: che la andidatura di Cabras «è stata calata dall’alto sulla base di un sondaggio», che era «sicuramente forte» ma che «buona parte della base non ha capito». Per anni «Cabras è stato considerato il nemico numero uno di Soru e del rinnovamento e ora non poteva diventare il salvatore della patria». Insomma «le lezione deve servirci per ascoltare di più i cittadini».
Di dimissioni non parla un altro consigliere regionale, Marco Espa, che come Porcu era stato indicato come possibile candidato. «Di errori ne abbiamo fatto tutti, chi più e chi meno. Ma il segretario non dia le colpe agli elettori».
Critici anche i lettiani Francesco Sanna e Marco Meloni. A Lai hanno suggerito di «assumersi le responsabilità, di non sottovalutare il messaggio e di dimostrare adeguata capacità di autocritica».
Su un punto sono tutti d’accordo: il candidato del centrosinistra ormai è Massimo Zedda, nessuno provi a metterlo in discussione.
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