le opinioni
Far tornare Roseline in patria vorrebbe dire mandarla verso un destino di morte: in Nigeria andrebbe incontro ad una lapidazione, secondo la procedura della Sharia.
Ecco perché qui a Cagliari, la città che la ospita da tre anni, c'è chi propone di concederle l'asilo politico. E promette di trovarle una sistemazione.
«Consideriamola una rifugiata politica, abbiamo il dovere morale di farlo. Non solo: l'Italia e l'Europa devono prendere in considerazione questi casi», spiega la dirigente comunale Ada Lai, coordinatrice del movimento A.Cagliari. Per la ragazza africana potrebbe mettersi in moto il sistema di assistenza sociale di Palazzo Bacaredda: «Abbiamo i mezzi per aiutarla. Il Comune potrebbe assisterla: abbiamo già diversi rifugiati politici, tra i quali molte donne perseguitate. Una di queste lavora con noi come mediatrice culturale. Comunque se a Roseline venisse riconosciuto lo status di rifugiata avrebbe di sicuro un assegno di sostentamento. E poi verrebbe inserita nel mondo del lavoro».
Maria Grazia Caligaris, consigliere regionale dello Sdi e segretario della commissione per i diritti civili, è sicura che il futuro di Roseline sarà in Sardegna: «Sono certa che la verifica avviata dalla questura di Cagliari accerterà il grave rischio per questa donna di subire la morte per lapidazione. Fino ad allora non può, né deve essere rimpatriata. Dico di più: secondo me ci sono gli estremi perché chieda l'asilo politico. Sarebbe il minimo: nel suo paese c'è una norma contraria ai diritti civili. Sono certa che i giudici valuteranno la sua condizione al di là della mancanza del permesso di soggiorno, e valuteranno la situazione che troverebbe al ritorno in patria».
Qualche mese fa nell'Isola si è verificato un episodio simile: la Corte d'appello di Sassari ad aprile ha negato l'estradizione ad un presunto terrorista turco, Avni Er, perché condannato a morte nel suo paese. «La sentenza dei giudici sassaresi potrebbe essere un precedente importante. Avrni Er è stato condannato a morte per una presunta associazione terroristica. Alla luce di questo non credo che i giudici negheranno a Roseline l'asilo politico».
E se la situazione non si dovesse risolvere, il caso finirebbe in consiglio regionale: «Al ritorno dalle vacanze, se questa storia dovesse andare avanti, informerò la commissione per i diritti civili»
Dalla prefettura (che ha emesso il decreto di espulsione) invece, preferiscono non commentare l'episodio.
MICHELE RUFFI
08/08/2008