Sono 118 i posti letto del Comune a disposizione degli homeless
Ada Lai: «Sono soprattutto uomini che hanno perso il lavoro all’improvviso»
PIERLUIGI CARTA
CAGLIARI. Cagliari non è né Milano, né Torimo ma con le temperature poco sopra lo zero di questi giorni, anche la città del sole diventa inospitale per chi non sa dove dormire. Di giorno, i i senzatetto vagano per le vie del centro, di notte scompaiono nelle strade di periferia.
Presso i locali del Comune, sotto la supervisione dell’assessorato alle Politiche Sociali, sono messi a disposizione 118 posti letto per indigenti e senzatetto residenti a Cagliari, quotidianamente al completo, e alla Mensa del Povero organizzata dalla Caritas si sfornano 350 pasti caldi al giorno, tra colazione, pranzo e cena.
Per molti, i senzatetto possono sembrare solo delle presenze fugaci dalle quali scostarsi e sono spesso catalogati come il barbone di turno, che dà un tocco di folklore, soprattutto se canta o se si dimostra un po’ stravagante. Ma queste persone esistono anche a Cagliari e ci sono degli operatori e volontari che lavorano quotidianamente per alleviare la loro condizione. Come l’assistente sociale Rosalba Cadeddu del comune di Cagliari, che opera presso il Servizio Sociale Professionale del Centro Giovanni Paolo II in viale Fra Ignazio.
«Anche per i vagabondi che scelgono di non rivolgersi alle nostre strutture - spiega l’assistente sociale - esistono i mezzi per garantire loro assistenza e monitoraggio».
Tutte le notti l’Unità Stradale, un camper gestito dall’associazione dell’ordine vincenziano l’Aquilone, approntato per fornire sostegno e una bevanda calda a chi ne ha bisogno, compie il giro di tutte le strade della città, facendo tappa per ogni senzatetto che accetta la sfida di dormire all’addiaccio anche in pieno inverno.
«La situazione degli homeless è sotto controllo, più o meno conosciamo tutti quelli che dormono per strada - spiega Rosalba Cadeddu - inoltre lavorando in stretto contatto con i vigili urbani, siamo sempre pronti ad prestare soccorso in maniera tempestiva».
Chi non si rivolge ai servizi sociali è di solito un clochard, che per scelta, per problemi di sanità mentale o solo per l’insofferenza nei confronti delle regole, decide di battere le strade. Tra di loro c’è anche qualche cittadino proveniente da altre regioni italiane, e generalmente nessun immigrato. Comunque pochi non sanno dell’esistenza del Centro. «La nostra principale utenza - afferma la dirigente delle Politiche Sociali, Ada Lai - è costituita da gente che ha perso il lavoro da un giorno all’altro, principalmente uomini, che cercano una sistemazione provvisoria. Oppure da persone fondamentalmente sole e in estrema indigenza, le quali hanno bisogno di aiuto per riallacciare qualche contato familiare». Ovviamente la mensa è frequentata anche da qualche immigrato, i numeri aumentano dopo i periodi di sbarco. La dirigente inoltre spiega che a parte l’Unità Stradale e l’accoglienza notturna, ci sono altri servizi offerti dal Servizio Sociale Professionale, come i Centri di Ascolto, il poliambulatorio, il servizio doccia e il servizio avvocati. Alcune di queste attività sono demandate ad associazioni come la Caritas, l’Aquilone e Donne al Traguardo, che agiscono comunque sotto la supervisione del Comune e finanziate da esso.
La dirigente chiarisce che il Servizio Sociale del Centro Giovanni Paolo II è un vero strumento per affrontare qualsiasi tipo di emergenze sociali, rivolto alla cittadinanza.