I commercianti chiedono maggiori sinergie col porto e l’aeroporto
BOLOGNESE Intervenire subito per bloccare la rapacità del recupero crediti di Equitalia
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. In città il settanta per cento delle attività appartiene al terziario, con prevalenza del comparto commerciale. Il capoluogo dell’isola, come città di mare, è da sempre mercantile, da quando c’erano l’emporio fenicio e poi il pisano. Oggi il terziario è composto di 9.600 aziende per circa quattordicimila posti di lavoro tra titolari, commessi e impiegati.
Nello stesso tempo «siamo il settore che sta perdendo più occupazione», sottolinea Roberto Bolognese, presidente provinciale della Confesercenti e titolare di un negozio di abbigliamento in via Manno. L’anno scorso in provincia hanno chiuso i battenti oltre 1.600 piccole attività commerciali e circa la metà interessano Cagliari. Quest’anno, solo in città, si parla di un numero che va da tre a cinquecento negozianti che hanno gettato la spugna. «Al di là della freddezza dei numeri - continua Bolognese - la questione è socialmente disastrosa». In media ogni piccola attività commerciale occupa due addetti e mezzo. Questo significa «che vi sono stati, solo nel 2009, quattromila persone a spasso». Dati a cui vanno poi aggiunti anche quelli di quest’anno. Il tutto produce una situazione «pesantissima - prosegue - noi siamo abituati a combattere con la chiusura delle industrie. E questo va benissimo, ma teniamo presente che un negoziante che chiude, vuol dire che fallisce. E prima di farlo, in genere, si ipoteca la casa, chiede prestiti ai familiari e agli amici. Insomma: per ogni attività sprangata si crea un vero e proprio problema sociale, che coinvolge molte più persone di quelle che perdono il posto». In tantissime parti della città vi sono vie piene di locali vuoti e sfitti, sottolinea Franco Fozzi (vice presidente della Confcommercio, titolare di negozi in via Garibaldi e via Manno e responsabile del consorzio Insieme): «Molti di noi rasentano la povertà. Per questo il nuovo sindaco dovrà, innanzi tutto, puntare su professionisti del settore e non su persone improvvisate, con obiettivi precisi da raggiungere». Richiesta avanzata anche da Tonino Frau, ristoratore, titolare della Tavernetta: «Tutto il centro storico va ben regolato con iniziative qualificate che attirino il turista». In secondo luogo bisognerà puntare, continua Fozzi, sul potenziamento del porto e aeroporto: per noi commercianti il turismo è sempre più essenziale». Al governo della città «dove i trasferimenti saranno sempre meno, servono capacità imprenditoriali, e non ragionieristiche, in grado di aumentare la ricchezza, altrimenti saremo sempre più vittime dei tagli annunciati che porteranno i comuni a un aumento medio del sette per cento delle tasse locali».
La situazione è «in un tunnel pericolosissimo - riprende Bolognese - la maggior parte di noi sono vittima di Equitalia, per il recupero crediti, dove in tre anni (tra more e altro) si deve rendere anche il doppio di quello dovuto. Occorre un intervento che blocchi la crescita degli interessi. Altrimenti sarà la fine per tutti».
«Più parcheggi» è un altro punto domandato da molti: «Le città mercato hanno tutti i posti auto che vogliono, noi no - spiega Davide Marcello, presidente provinciale del settore moda della Confcommercio - e occorre un maggiore coinvolgimento nelle decisioni». Ma è importante che l’amministrazione stimoli «il lavoro di squadra tra gli stessi operatori e produca eventi internazionali in grado di attirare i mass media», invita Luigi Pomata, ristoratore, titolare di Nexdoor. Mentre gli ambulanti, afferma Roberto Puxeddu del consorzio Fiere e mercati, chiedono «un mercato settimanale, che in città non esiste».