Riparte la protesta e si apre una nuova assemblea permanente dopo il flop dell’incontro fra il sindaco Floris e i rappresentanti sindacali
Arrivano le ingiunzioni dei creditori, il sovrintendente Pietrantonio è sparito dalla scena
MAURO LISSIA
CAGLIARI. Il teatro lirico è in agonia e i sindacati giocano l’ultima carta disponibile, quella della protesta: Cgil, Cisl e Snater hanno esposto striscioni sulla facciata principale («vogliamo lo stipendio») e dopo l’incontro dell’altro ieri col sindaco-presidente Emilio Floris annunciano nuove forme di lotta. La situazione è ormai ai confini estremi del disastro: un debito patrimoniale di ventisei milioni, di cui quattro e duecentomila maturati nel 2010. Gli artisti esterni, in attesa dei cachet che non arrivano, hanno presentato diciotto ingiunzioni che preludono alle istanze di pignoramento. Usciti di scena il direttore amministrativo e il direttore del personale, il sovrintendente Maurizio Pietrantonio ha rimesso il mandato nelle mani dell’organo amministrativo e poi è sparito: certificato medico fino al 10 gennaio, nessuna notizia da quel giorno. Non risponde al telefono, non si fa vivo in teatro ed ora Floris sta pensando a un’azione legale: Pietrantonio è legato alla Fondazione da un contratto quadriennale rinnovato appena pochi mesi fa. Nel frattempo il nuovo direttore artistico Soudant è impegnato a mettere insieme un’ipotesi di stagione musicale tutta autoctona, ma parte die sindacati la contesta. Il problema centrale, almeno in questa fase, resta però il saldo dello stipendio di dicembre e della tredicesima: Floris ha spiegato che la finanziaria regionale è stata approvata ma l’attesa proseguirà, perchè la legge dev’essere pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione. Soltanto dopo arriveranno i nove milioni e 700 mila euro indispensabili per onorare le buste-paga. Ma una volta regolarizzati i conti coi 340 dipendenti resteranno i soldi per affrontare il debito maturato nel 2010?
Fin qui i conti economici. Le prospettive restano nebulose, l’ombra del commissariamento si allunga ormai in modo netto sul futuro del teatro. I sindacati non sembrano disposti ad accettare il piano lacrime e sangue che il consigliere delegato Oscar Serci ha elaborato in queste ultime settimane. Prevede tagli e soprattutto una radicale revisione di alcune consuetudini dispendiose sull’uso dei riposi settimanali. Sparirebbero i precari, la produzione del teatro verrebbe concentrata sul personale interno. Ma senza un’ampia collaborazione da parte delle sigle sindacali - è la tesi che esce dal consiglio di amministrazione - non si va da nessuna parte. Resterebbe la soluzione obbligata del commissario, con tutte le incognite del caso.
Il prossimo passo sindacale è un incontro tra il referente del consiglio di amministrazione Giuseppe Cuccia e i rappresentanti delle sigle impegnate nella vertenza. Intanto parte una nuova assemblea permanente, cui seguiranno altre manifestazioni di protesta.